L’anfibio noto come Axolotl (Ambystoma mexicanum) rischia di andare incontro all’estinzione: pochi esemplari rimasti in natura, ma quali sono le cause?
Tra le specie considerate ad alto rischio di estinzione si annovera anche l’Ambystoma mexicanum, più comunemente noto col termine di axolotl. Si tratta di una salamandra pedomorfica endemica del lago di Xochimilco, situato a 20 km a sud-est di Città del Messico.
Parliamo di un anfibio di dimensioni piccolissime – gli esemplari adulti, in genere, non superano i 25 centimetri di lunghezza -, con arti poco sviluppati, lunghe dita sottili ed occhi sprovvisti di palpebre. Gli organismi appartenenti alla suddetta specie, in modo particolare, presentano una caratteristica nota come neotenia: si tratta di un fenomeno in base al quale gli esemplari adulti, a livello morfologico e fisiologico, manifestano forme e peculiarità tipiche dello stadio giovanile.
La neotenia, riscontrata in tutte le famiglie di anfibi urodeli (quale l’axolotl), fungerebbe da vero e proprio meccanismo di sopravvivenza per questi organismi, specie negli ambienti di montagna. Meccanismo che, tuttavia, non sembrerebbe in grado di contrastare la progressiva deriva verso l’estinzione di tale salamandra.
Come rimarcato anche dal portale Wired, l’axolotl è tra le specie che rischiano maggiormente di scomparire dal pianeta Terra. Cerchiamo di capire insieme quali siano le cause a monte del suddetto fenomeno, e perché esso ci riguarderebbe in prima persona.
L’axolotl rischia di scomparire: le cause a monte del fenomeno
La salamandra Ambystoma mexicanum è una specie che, assieme a moltissime altre esistenti in natura, rischia di estinguersi nel giro di pochi anni. L’allarme, lanciato dalla comunità scientifica tutta, è stato ripreso e rimarcato anche dalla rivista Wired, che ha contribuito ad approfondire i fattori per i quali questa particolare salamandra, dalle caratteristiche e dall’aspetto unici, starebbe per scomparire dalla Terra.
La colpa – cosa che gli esperti non mancano di sottolineare ormai da parecchio – sarebbe da attribuire a cause quali la pesca, la perdita del loro habitat naturale, infine l’inquinamento. Come sottolineato anche in uno speciale di Nature, la comparsa di nuovi predatori e la contaminazione delle acque popolate da questo anfibio ne starebbero gradualmente determinando la decimazione degli esemplari.
La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, firmata nel 1973 a Washington da svariati Paesi, ha addirittura inserito l’Ambystoma mexicanum nella categoria II degli animali a rischio estinzione. In altri termini, la possibilità che tale salamandra non sia più presente in natura entro breve tempo è più alta di quel che si immagina.
Il paradosso, tuttavia, è che alcuni esemplari di axolotl risultino ancora presenti nei mercati locali. A tal proposito, se nel 2014 un’indagine scientifica riguardante gli axolotl non fu in grado di rilevarne la presenza in natura, il fatto che queste salamandre continuino ad essere vendute tramite i mercati locali non può non far scaturire una moltitudine di domande.
È evidente che questi anfibi – i quali, lo ribadiamo, sono diffusi soprattutto a Città del Messico – siano ancora presenti (seppur in quantità irrisorie) in natura, e che i pescatori locali sappiano perfettamente come e dove accaparrarseli. Sebbene la pesca di axolotl sia stata espressamente vietata – e per ragioni più che ovvie -, sembrerebbe esserci ancora parecchio da fare per combattere qualunque sorta di illegalità ai danni di questa specie a rischio.
Animali in via d’estinzione: quali sono le specie più a rischio
Non solo axolotl: di specie a rischio, purtroppo, se ne conterebbero sempre di più di anno in anno. La decimazione degli esemplari che vi appartengono sta proseguendo senza sosta per una serie sterminata di ragioni: cambiamento climatico, disastri ambientali, perdita di habitat, pesca illegale, ingerenza antropica.
Una delle specie maggiormente a rischio – e rispetto alla quale abbiamo già fornito parecchi approfondimenti – sono proprio gli elefanti. Sebbene si stiano prendendo svariati provvedimenti per evitarne l’estinzione, i dati in merito non sono affatto rassicuranti: parliamo, nel caso specifico, della perdita di circa 20.000 esemplari ogni anno.
Da non trascurare il pericolo che starebbero correndo svariate specie marine, con particolare riferimento a quelle che popolano il Mar Mediterraneo. Tra gli squali, ad esempio, la verdesca è quella che rischia maggiormente di scomparire, con all’incirca 20.000 esemplari che, secondo le stime, verrebbero pescati ogni anno.
Attuare al più presto delle operazioni di tutela nei confronti di questi animali è l’unica strada percorribile per tentare di contrastare il fenomeno della loro estinzione. Del resto, parte della responsabilità di tale deriva è da attribuire proprio all’essere umano.