Le acque intorno alle isole di Bahamas hanno ispirato moltissima cinematografia di pirati ma anche la realtà sembra essere piena zeppa di tesori che ora sono stati censiti in una mappa
Il fascino dei pirati, di questi soggetti che decidono di abbandonare le regole per crearsene di proprie, assaltando altre navi per poi nasconderne i tesori su qualche isola maledetta, rimane inalterato nel tempo. E la dimostrazione sono i molti film e le serie ispirati a questi personaggi. Ma come in qualunque favola, c’è anche per i pirati, le navi fantasma e i tesori perduti un fondo di verità.
Anzi nel caso specifico delle Bahamas, come dimostrato da un progetto che si è di recente concluso dopo un lavoro certosino, c’è un fondale di verità. Responsabile di aver portato a termine il progetto la società di esplorazione subacquea fondata da Carl A Allen, che ha dato il via alla operazione Bahamas Lost Ships Project. Il risultato di questa operazione di censimento è adesso una mappa che riporta alla luce oltre 150 relitti di navi commerciali, ma non solo, affondate tra il 1526 e il 1976.
Come riportato anche dal sito ufficiale dello Smithsonian Institute il lavoro del progetto Bahamas Lost Ships Project non si è solo avvalso delle ricognizioni fatte direttamente nelle acque intorno alle isole ma anche consultando documenti che hanno permesso di dare nuovamente un nome proprio a quei relitti che altrimenti sarebbero rimasti a marcire sui fondali non troppo profondi.
James Jenney, storico della navigazione che è stato coinvolto in prima persona nel progetto, sottolinea così l’importanza dei risultati ottenuti: “Mappare i relitti delle Bahamas ha riportato alla luce le vite dimenticate di mercanti, soldati, pescatori, trafficanti di schiavi e addirittura antichi tentativi di recupero“. Non si tratta quindi soltanto del fascino di trovare qualche tesoro perduto ma anche quello di ricostruire parte della storia locale e internazionale di almeno tre secoli. Soprattutto perché la rotta lungo la quale la maggior parte degli incidenti si sono verificati era la rotta che nell’epoca d’oro della conquista del continente americano tanti velieri spagnoli seguivano per arrivare in America e per riportare in Spagna ciò che il continente offriva.
i risultati della mappatura degli oltre 170 relitti rinvenuti nelle acque dell’Oceano Atlantico occidentale verranno ospitati il prossimo autunno all’interno di una mostra interattiva che si terrà presto il Bahamas Maritime Museum. E sarà anche il momento per scoprire cosa ha provocato questo numero altissimo di eventi catastrofici che, a differenza di quello che potrebbe essere la fascinazione generale, molto spesso non è frutto di una tempesta né dell’attacco dei famigerati pirati. Molti velieri si sono infatti inabissati semplicemente perché hanno colpito delle secche o degli scogli affioranti. Sul motivo per cui poi gli scogli non fossero visibili o le secche non fossero state individuate rimane sempre, per chi vuole credere, un po’ di mistero.
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