La crisi climatica e la caccia intensiva, hanno modificato il comportamento legato al parto della balena franca australe, specie in via d’estinzione
La balena franca australe è principalmente nera, con macchie bianche casuali sul ventre e raramente sulla schiena. Sono però stati avvistati anche degli esemplari di colore blu-nero, bianco scuro o marrone chiaro. La loro testa può essere grande fino ad 1/4 del corpo. Una caratteristica della testa sono delle protuberanze di pelle dura che sono disposte in maniera differente in ogni esemplare. La loro lunghezza va dai 14 ai 18 metri per un peso di 54 tonnellate.
Il loro numero un tempo era elevato al largo dell’Australia meridionale. Purtroppo nel 1800 ci fu un’intensiva caccia alle balene che ridusse notevolmente la loro popolazione. Le cause di questo accanimento su di loro sono da imputare alla caratteristica della loro carcassa di galleggiare dopo il decesso e questo permetteva di poter prelevare grandi quantità di olio. Dal 1937 fortunatamente sono una specie protetta questo però non basta in quanto in aggiunta alla caccia anche i cambiamenti climatici stanno mettendo in crisi questi animali.
Apprensione sempre più crescente per la balena franca australe che non solo a causa della caccia che le viene data ha visto la sua popolazione diminuire, ora anche i cambiamenti climatici incidono negativamente sull’animale. Secondo una ricerca condotta dalla Curtin Univerity, gli intervalli tra un parto all’atro da 3 anni che erano sono aumentati a 5. Questo dato è strettamente collegato al clima in quanto i cambiamenti e l’inquinamento delle acque rallenta il recupero delle balene tra un parto e l’altro.
“È fondamentale capire in che modo il cambiamento climatico e le attività umane possano avere un impatto sulla loro sopravvivenza in corso” è ciò che spiega Claire Charlton la ricercatrice principale dello studio. Sono più di 30 anni che si conducono sondaggi ogni anno per poter rilevare dati e rintracciare la loro popolazione al largo dell’Australia meridionale. Ad oggi ne esistono 3.000 esemplari ma secondo i ricercatori si potrebbe fare di più, partendo dal capire come migliorare la qualità delle acque nelle quali le balene franche australiane vivono.
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