Nel febbraio del 1953 nella stazione ferroviaria di Benevento si consumò un terribile incidente ferroviario: la ricostruzione della tragedia.
Un terribile incidente il 15 febbraio del 1953 ha distrutto la vita di 22 persone, uno spaventoso boato ha risuonato nella stazione di Benevento. Tanti gli avvenimenti che si intrecciarono durante quei 365 giorni, verrà al mondo Massimo Troisi e una “zoppicante” telecronaca cambierà il futuro degli eventi sportivi, mentre Ernest Hemingway si aggiudicava il Premio Pulitzer con “Il vecchio e il mare”. Le immagini del film Vacanze Romane di William Wyler incorniciavano una appena ventiduenne Audrey Hepburn.
Lo stesso anno, irrompeva con tutta la sua potenza, nella vita degli italiani, un tragico evento. Un altro, l’ennesimo disastro ferroviario. La popolazione stentava a guardare quelle immagini. Gli occhi di chi si trovava nelle zone adiacenti erano impauriti e increduli. A fare da cornice le timide luci dell’alba e i passi svelti di chi giungeva per dare una mano nelle ricerche: da lì a poco i corpi estratti verranno posizionati lungo il marciapiede della stazione. Sul treno molti dei presenti erano tifosi che dovevano giungere a Napoli per assistere al match casalingo della squadra partenopea contro l’Inter.
Il treno viaggiava lungo la tratta Foggia-Napoli, intorno alle 4:30 quel convoglio si apprestava a giungere alla stazione di Benevento. A velocità sostenuta correva lungo i binari e, proprio su un scambio, lo stesso deragliava e usciva dai binari.
Il mezzo composto da nove carrozze si ribaltava su un fianco e una di esse si schiantava contro le mura dello stabile degli accumulatori, sotto gli occhi attoniti dei passeggeri dell’ultima carrozza. Da lì in poi si conteranno diversi mezzi di soccorso giunti sul luogo del disastro. Il bilancio finale dell’incidente conterà 22 vittime e 97 feriti.
La responsabilità dell’incidente verrà attribuita all’eccessiva velocità, il treno, difatti procedeva alla velocità di 106 chilometri orari, ovvero quasi quattro volte quella consentita sul tratto che percorreva.
Poco dopo furono aperte due inchieste: la prima da parte delle Ferrovie dello Stato e la seconda dalla magistratura. Quelle delle Ferrovie attribuiva le responsabilità al macchinista, mentre l’altra non escludeva che le cause determinanti fossero riconducibili ad una anomalia del sistema frenante.
Il macchinista e l’aiuto macchinista furono rinviati a giudizio. Il primo avrebbe dichiarato di aver frenato e di essersi accorto che i freni non funzionavano. Intanto, nel maggio del 54, iniziava il processo e i capi di accusa erano quelli di disastro ferroviario e omicidio colposo. I resti del treno furono oggetto di analisi.
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