Brutte notizie per i bicchieri di carta da caffé e non solo, che presentano una caratteristica inquinante esattamente come gli omologhi di plastica: andiamo a vedere di cosa si tratta
La svolta green impressa nei settori sull’onda della transizione energetica globale in atto nella maggior parte dei paesi industrializzati, ha imposto una serie di cambiamenti di abitudini che si erano consolidate negli anni passati. La corsa alla decarbonizzazione del Pianeta entro il 2050 con la riduzione delle emissioni di CO2, l’abbandono progressivo dei combustibili fossili concretizzando un più lungimirante ricorso alle fonti rinnovabili per la produzione di energia, si collocano come soluzioni ecologicamente valide e da perseguire. Sulla stessa scia sono state numerose le innovazioni che portano allo stesso obbiettivo, riqualificando strumenti e prodotti.
Il riciclo e il riutilizzo nella nuova economia circolare, che va a sostituire quella tradizionale lineare, contribuiscono alla nuova vita di molti prodotti o di alcune loro parti, che vengono appunto riciclate attraverso la raccolta differenziata e reinserite sul mercato. Inoltre si è ormai consolidata la prassi di eliminazione progressiva dell’uso della plastica, soprattutto di tutti quei prodotti nati con l’usa e getta e che hanno causato la presenza della stragrande maggioranza dei rifiuti plastici distribuiti sull’intero Pianeta, per mare e per terra, con i noti effetti collaterali devastanti per la salute dell’ambiente.
La plastica dunque, viene ormai bandita dalle tavole di tutto il mondo e sostituita da altri prodotti ritenuti meno inquinanti ed ecologicamente validi. Tra questi sono arrivati sulla ribalta del mercato i bicchieri di carta che hanno preso il posto dei vituperati bicchieri di plastica. Letteralmente imposti dagli esperti sostenitori dell’ideologia green, sotto il vessillo del minor impatto ambientale che ora viene messo pesantemente in discussione da uno recente studio scientifico.
Le evidenze risultanti dallo studio parlano di tossicità simile a quella determinata dalla plastica, a causa del rivestimento interno che viene applicato per scongiurare che i liquidi possano bagnare la carta di cui sono fatti i contenitori. Ma il sottile strato sintetico nel momento del contatto con le bevande o gli alimenti, sembra possa produrre sostanze nocive. E’ lo sconcertante sviluppo emerso dagli studi del team capitanato dalla professoressa dell’Università svedese di Goteborg, Carney Almorth, che sottolinea come i materiali sintetici e gli stabilizzatori termici miscelati con le sostanze organiche, presentino caratteristiche altrettanto preoccupanti dal punto di vista ambientale.
Ultimo mito sfatato dallo studio è quello che riguarda la presunta biodegradabilità dei suddetti bicchieri di carta che, anzi, andrebbero riciclati esattamente come quelli di plastica. Il rilascio nell’ambiente di questi prodotti, definiti green, è quanto mai deleterio al pari di tutte le materie plastiche disperse nel mondo. Oltretutto le reazioni chimiche che si possono innescare tra le sostanze presenti nei contenitori di carta, sono imprevedibili e di sicuro impatto nocivo ambientale.
La problematica riguarda in particolar modo i paesi anglosassoni dove non esiste lo stesso rito del caffè di casa nostra, bevuto generalmente in tazzine rigorosamente di ceramica o in vetro. In America e in Inghilterra e nei paesi culturalmente loro vicini, spopolano invece le bevande cosiddette da asporto e l‘uso dei contenitori di carta per questa modalità di consumo è continuo e capillare. Riconsiderare dunque la validità ambientale dei materiali consolidati e diffidare di prodotti definiti a torto green friendly.
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