Fino a ieri la tequila era solo uno degli elementi principali di diversi cocktail di lounge bar. Da ora in poi sarà l’ingrediente principe dei prossimi biocarburanti a basso costo.
La scoperta è stata effettuata in Australia, dai ricercatori dell’Università del Central Queensland e dalla Energy Enterprises, compagnia specializzata nelle fonti energetiche alternative. Il motore principale dello studio – che ha permesso di scoprire che da un ettaro coltivato ad agave tequilana si ottengono 16.000 litri di etanolo rispetto ai 10.000 litri ottenuti attraverso la coltivazione di un ettaro di canna di zucchero – è rappresentato dalla possibilità di non incidere sulla produzione alimentare.
Questo consentirebbe di ottenere carburante senza sottrarre cibo alle popolazioni presso le quali sono coltivati i terreni senza determinare così un aumento indiscriminato del costo delle derrate alimentari. Produrre biocarburante a basso costo permetterebbe da un lato di proteggere l’ambiente, abbattendo l’utilizzo dei carburanti di origine fossile, e dall’altro di superare la crisi economica mondiale che si è abbattuta anche nel settore agricolo. In ogni caso scegliere tra un biocarburante ed un carburante di origine fossile è per uno Stato una questione di ordine non solo ambientalista ma anche politico poiché la diffusione su larga scala dell’etanolo avrebbe come risvolto negativo la riduzione delle entrate fiscali che derivano dalle tasse che insistono sui carburanti.
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