La Banca Mondiale, in un recente studio diffuso pochi giorni fa, rinnova e amplia l’attenzione sui rischi che un utilizzo incontrollato dei biocarburanti potrebbero avere per il settore agricolo. La crescente domanda dei carburanti ecologici sta infatti spingendo alle stelle le richieste di acquisto di terreni agricoli nei Paesi in via di sviluppo, con ovvie conseguenze sul fronte della biodiversità e dei prezzi dei prodotti di base.
Nella sua analisi (disponibile anche online) la Banca Mondiale conferma infatti le proprie preoccupazioni sull’andamento delle compravendite di terreni agricoli nei Paesi meno sviluppati e nelle economie emergenti, dove circa 45 milioni di ettari sono passati di mano per scopi legati alla produzione di massa delle risorse per i nuovi biocarburanti.
Un incremento talmente rilevante della domanda (si parla di una moltiplicazione per 10 di quanto riscontrato nel decennio precedente) che non può che avere delle conseguenze negative sulla volatilità dei prezzi degli alimenti, cui alla base vi sarebbero pertanto i comportamenti di alcuni attori di aree maggiormente industrializzate come gli Stati Uniti e l’Europea.
Il rischio ultimo è che, come spesso accade, a subire le conseguenze di questo massiccio sfruttamento dei terreni ai fini di generazione dei biocarburanti siano le persone più povere, che si vedrebbero esautorate dalla possibilità di condurre colture locali, e vedrebbero i prezzi degli alimenti subire tanto improvvisi quanto dannosi incrementi stagionali.