Spunta una novità clamorosa a tema bitcoin. Un’azienda americana ha ideato un progetto molto controverso: l’iniziativa consiste nel bruciare dei vecchi pneumatici, allo scopo di generare l’elettricità necessaria per alimentare le maxi infrastrutture destinate alle operazioni di minig.
Negli ultimi anni, sempre più spesso abbiamo sentito parlare dei bitcoin. Si tratta di una moneta virtuale, e quindi non stampata come quella classica, tra le più famose sulla faccia della Terra, nata nel 2009 grazie a un’intuizione di un hacker misterioso, conosciuto sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.
Questa creazione è generata tramite la tecnologia e tutto il suo sistema di scambio avviene online. Criptovaluta per eccellenza, negli anni oltre al bitcoin sono nate altre tipologie, destinate a esplodere nel tempo per poi cadere un po’ in disuso.
Ma ancora oggi, il tema delle monete virtuali è molto caldo: per alcuni rappresentano il futuro, per altri, invece, sono una moda destinata a esaurirsi.
Oltre ai pareri contrastanti, in merito ai bitcoin spunta una novità che ha accesso i riflettori sull’inquinamento creato da questi mezzi.
Infatti, dietro a queste monete digitali, c’è un’intensa attività, tra le operazioni di scambio e quelle destinate a trasformale nelle valute attuali, come euro e dollari, responsabile di un immenso dispendio energetico.
Ed è qui che è sorto un problema, non da poco: tutte queste azioni non possono contare solo dell’elettricità fornita dalla rete pubblica. Questa, infatti, non basta e inoltre comporta immani sprechi energetici.
Per invertire la rotta, alcune realtà sono addirittura ricorse all’energia dei vulcani per svolgere le operazioni di trasformazione dei bitcoin. Tra i tanti approcci diffusi per cambiare i sistemi della blockchaing, ne spunta uno davvero particolare.
Per trovare una soluzione ai consumi energetici dettati dal mondo dei bitcoin, un’azienda americana ha individuato un progetto alternativo che però ha fatto discutere molto, generando non poca preoccupazione.
Stiamo parlando della Stronghold Digital Mining che ha comunicato al mondo un’idea sui generis: ricorrere ai pneumatici usati per alimentare le sue maxi infrastrutture per il processo con cui i Bitcoin vengono immessi in circolazione, nota come mining. E la società intende farlo bruciando i pneumatici in delle strutture ad hoc, collocate in Pennsylvania.
Se l’idea basata sul riciclo ha entusiasmo alcuni, non sono mancate innumerevoli polemiche. In particolare alcuni gruppi di ambientalisti sono insorti, ponendo il focus sulla reale insostenibilità del progetto. Infatti, bruciare i pneumatici metterebbe in pericolo l’ambiente, visto che nell’ambito di questa attività si produce una sostanza particolare, il furano, dal contenuto tossico. Ancora una volta il mondo dei bitcoin sembra mettere, quindi, in pericolo il nostro Pianeta.
Il problema del furano è dettato dal fatto che questa sostanza è tossica e pertanto pericolosa sia per la nostra salute, sia per la natura. In particolare, tende a depositarsi per anni nel luogo in cui finisce, decomponendosi dopo molto tempo.
Il furano è generato nell’ambito della combustione dei pneumatici e proprio per questo il nuovo progetto dell’azienda Stronghold Digital Mining è finito al centro di un’intensa polemica, considerato da diverse persone molto pericoloso per il nostro Pianeta.
In risposta alle tante critiche diffuse, la realtà è intervenuta per difendersi: in particolare si è appellata al suo intento di apportare miglioramenti nel mondo dei bitcoin.
Dei nuovi legami tra la "carne finta" e gli stati di depressione sono emersi a…
Quante volte abbiamo mangiato i datteri a Natale? Dopo un pranzo abbondante, spesso accompagnano dolci,…
Indossi il cappello con il pon pon? In pochi sanno che potrebbe essere legato a…