Primi voti per la giunta del Comune di Milano e per il sindaco, e primi problemi da risolvere nel rapporto con l’opinione pubblica. Se Pisapia viene timidamente promosso, non passa l’esame la giunta e va ancora peggio per il provvedimento congestion charge. Era del 2 giugno l’esito del referendum locale per una maggiore protezione dell’ambiente, ma ora le cose sembrano già cambiate. Il maggior rigore richiesto contro la circolazione delle auto -atto a combattere l’inquinamento atmosferico ormai dilagante- ora sembra scricchiolare.
I milanesi, infatti, sentono come uno dei problemi più forti la sicurezza: inquinamento ambientale e polveri sottili non sono più, dunque, al centro dei pensieri della popolazione. E all’improvviso questo, per Pisapia, rischia di diventare un grosso problema.
Come se non bastasse, è emerso da un recente sondaggio che, al 60% degli abitanti dell’area, la congestion charge non piace, una percentuale del tutto simile a quella che disapprovava dell’ecopass dell’era Moratti. Altro problema dell’area C è che quasi la metà dei milanesi non ha ancora capito di cosa si tratta: Pisapia si è dunque trovato costretto a posticipare il provvedimento e a investiree 400 mila euro nella comunicazione.
Sembra quasi che i votanti del referendum siano delle persone diverse rispetto quelle che vivono a Milano: tutta l’attenzione per una maggiore tutela ambientale è rimasta solo sulla carta, sulla croce che è stata fatta sulla scheda per far passare il referendum. Ma passare alla concretezza di uno sviluppo sostenibile è altra cosa, e la sensazione è che in molti non ne abbiano il coraggio.
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