La denuncia arriva da Legambiente ed altre associazioni ambientaliste. Il bonus auto in Italia ha supportato l’acquisto di veicoli altamente inquinanti
Come spesso accade, ciò che viene disposto sulla carta con le migliori intenzioni, alla fine si rivela fallimentare nella prassi. Ma evidentemente anche il legislatore qualche errore deve averlo fatto. I bonus auto, disposti negli ultimi anni per l’incentivo della mobilità sostenibile, hanno versato oltre 3miliardi di euro per l’acquisto di macchine altamente inquinanti. E l’Italia in questo è un caso unico in Europa. Legambiente, Greenpeace ed altre associazioni lo denunciano senza mezzi termini, e ricorrono al TAR, il tribunale regionale, con motivazioni incontrovertibili.
Si leggono nel comunicato dell’associazione le ragioni del ricorso:
- Incostituzionalità del Decreto Legge in virtù del quale è stato emanato il DPCM, difettando i requisiti di straordinarietà e urgenza necessari ad avocare il potere costituzionalmente riservato alle assemblee legislative;
- Violazione e falsa applicazione di norme nazionali e sovranazionali che definiscono i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove;
- Il fondo destina gran parte dello stanziamento di bilancio agli incentivi di mercato, mentre nessuna risorsa viene individuata per tutti gli altri obiettivi di riconversione produttiva;
- Il DPCM incentiva l’acquisto di veicoli nuovi di fabbrica con emissioni comprese in fasce superiori a quelle compatibili con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l’ambiente nel periodo 2020-2024;
- Le soglie emissive oggetto di incentivi comprese nella fascia 21-60 e 61-135 grammi (g) di anidride carbonica (CO2) per chilometro (Km) risultano arbitrarie e in contrasto con le norme eurounitarie e domestiche che ritengono compatibili con i suddetti obiettivi categorie di autovetture con emissioni non superiori a 50g CO2/Km.
Bonus auto, gli ostacoli alla mobilità sostenibile
Quello che è successo non ha motivazioni in essere, se non quella di dare una notevole spinta al settore automobilistico, fortemente debilitato dalla pandemia. Quindi le motivazioni alla base degli incentivi sono di natura strettamente commerciale, e non ecologista. Gli ingenti esborsi che la spesa pubblica ha sostenuto per i bonus auto, oltre 2miliardi di euro a governo, erano motivati dalla necessità di rendere più green il parco macchine circolante.
Tuttavia la contraddizione in atto ha tolto risorse all’acquisto di auto elettriche, e sostenuto la scelta di auto a combusione fossile, non rinnovabile. La rinuncia all’automobile è una richiesta troppo grande da fare in Italia. Tuttavia tutte queste risorse dirottate sui veicoli altamente inquinanti hanno avuto come diretta conseguenza la sottrazione di fondi per efficientare il trasporto pubblico, renderlo più sostenibile ed agevole.
Quindi un circolo vizioso che anziché interrotto viene incentivato. Gli obiettivi europei, e di alcuni Paesi membri di ridurre le emissioni di Co2 sono rimaste piuttosto inascoltate in Italia, nonostante i fondi del PNRR. Si ricorda che gli incentivi auto sono limitati. Quindi l’intromissione dei veicoli inquinanti toglie spazio a quelli elettrici. E questo non deve più accadere. Le associazoni ambientaliste che si sono rivolte al TAR si augurano una sentenza il prima possibile, con l’auspicio che le intenzioni diventino pari alla pratica.