Il Governo del Ruanda ha deciso di creare attorno al Parco dei Vulcani un grande movimento turistico, in grado di apportare alle casse dello Stato circa 200 milioni di euro l’anno.
I turisti che vogliono trascorrere qualche momento a contatto con i gorilla pagano 600 euro. Tutto ciò, unito ad una campagna di sensibilizzazione che è risultata efficace, sembra aver dissuaso dal bracconaggio.
La comunità locale ha mostrato una certa attenzione nei confronti dei primati, mentre fino a poco tempo fa i gorilla adulti venivano cacciati, per poi esibirli come trofei e i piccoli venivano imprigionati negli zoo.
Il problema consiste oggi soprattutto nella guerriglia che interessa una particolare zona del Ruanda. Qui i gorilla sono a rischio, perché gli animali possono essere colpiti accidentalmente dalle pallottole vaganti.
Si è deciso di chiudere la sezione congolese del Parco delle Montagne e da un po’ di tempo si sono perse le tracce di sei famiglie dei gorilla. Gli stessi ranger ruandesi hanno rinunciato alle ricerche e sono costretti a girare armati, per paura di rimanere coinvolti nella guerriglia.
Gli esperti dell’International Gorilla Conservation Programme hanno però rassicurato sul fatto che i gorilla sarebbero piuttosto sensibili al suono delle pallottole e che quindi sarebbero in grado di mettersi al sicuro, anche perché si spostano continuamente da un lato all’altro del confine alla ricerca di cibo.
E’ chiaro però che la guerriglia influisce sulle possibilità di crescita della popolazione dei gorilla di montagna, mettendone comunque a rischio la specie, che finalmente può dirsi al sicuro dal bracconaggio. I gorilla per adesso stanno bene, ma c’è da chiedersi fino a quando tutto ciò sarà possibile.
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