Il Brasile è un territorio ricchissimo di risorse minerarie: nella cosiddetta valle della miseria l’estrazione del litio rischia di danneggiare l’ecosistema.
La transizione energetica sembra essere argomento sulla bocca di tutti, soprattutto in conseguenza dei numerosi pareri di esperti che parlando di una condizione di emergenza climatica che potrebbe portarci verso il collasso. Tra le misure che stanno dando seguito a questa necessità vi è ad esempio il passaggio ai veicoli non inquinanti, nello specifico le auto elettriche.
Al riguardo esistono opinioni contrastanti: da una parte c’è chi sostiene che la rinuncia ai motori termici possa ridurre drasticamente le emissioni di gas serra nell’atmosfera, risultando benefica per il pianeta sul breve e lungo periodo. Dall’altra c’è chi si preoccupa del processo di produzione e smaltimento delle batterie di tali veicoli elettrici. Il loro funzionamento si basa infatti sull’uso di batterie alimentate al litio, minerale la cui estrazione e il cui smaltimento comporta enormi costi in termini di uso di acqua e risorse energetiche.
In Brasile, ad esempio, quinto produttore mondiale di litio, l’85% dei giacimenti si trova concentrato nella Valle di Jequitinhonha, nello stato di Minas Gerais, un’area così povera da essersi guadagnata il titolo di valle della miseria. Lì vive oltre un milione di persone in condizioni di povertà, la siccità imperversa ma allo stesso tempo l’estrazione del litio necessita di enormi quantità d’acqua.
Ma non solo, come riferisce Aline Gomes Vilas, membro del Movimento delle persone colpite dalle dighe minerarie, la valle un tempo era un luogo rurale e tranquillo, ma “ora il frastuono è perenne. Si vedono già case con i muri crepati a causa delle esplosioni“. A svolgere la maggior parte dell’estrazione è l’azienda canadese Sigma Lithium, che si è affibbiata la definizione di produttrice di “litio verde“. Stando a quanto riportato dal CEO Ana Cabral-Gardner, l’acqua usata per l’estrazione viene poi riutilizzata al 90%, inoltre Sigma non fa ricorso ad agenti chimici.
Eppure alcune perplessità permangono, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello socio-politico. Con un decreto del 2022, l’ex presidente del Brasile Bolsonaro aveva infatti eliminato le restrizioni sull’esportazione del litio richiamando l’attenzione delle aziende estere. In conseguenza di ciò “il Brasile rischia di approfondire la sua dipendenza, rimanendo un paese che esporta principalmente materie prime, a basso valore aggiunto“, ha affermato la ricercatrice dell’Università di San Paolo Elaine Santos. La prospettiva migliore sarebbe che il Paese investisse anche sulla filiera produttiva delle auto, proprio come hanno fatto Europa e Stati Uniti.
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