Le rinnovabili fanno registrare in Italia una brusca frenata a favore di carbone e petrolio: vediamo insieme le motivazioni dell’improvviso crollo
La transizione energetica ha portato ad una svolta verso le fonti rinnovabili per centrare l’obbiettivo di arrivare alla decarbonizzazione del Pianeta entro il 2050. Il Sole, il vento e l’acqua sono diventati i più preziosi alleati di questo cambio di rotta green che si concretizza con una riduzione delle emissioni di Co2 e il raggiungimento del Net-Zero, per il benessere dell’ambiente e la salute di tutti noi.
La tecnologia ha fatto enormi passi in avanti per poter implementare gli impianti sostenibili come fotovoltaico, eolico ed idroelettrico, in una corsa alla produzione di energia elettrica pulita, con un’attenzione anche ai costi e ai consumi.
Il passaggio non può essere repentino, ma si cerca di trovare una strada graduale che possa portare al progressivo abbandono dei combustibili fossili, come petrolio, carbone e gas, spostando il focus su tutte quelle fonti rinnovabili che possano garantire sostenibilità e attenzione all’ambiente.
Prioritaria la dimensione green che il mondo sta cercando di assumere per ovviare all’inquinamento atmosferico che sta costando in termini di salute a tutti i livelli e in tutti i settori. Molti i paesi che stanno concentrando investimenti e ricerca sullo sfruttamento delle risorse rinnovabili, aumentando in proporzione nel proprio mix energetico proprio quelle sostenibili.
L’Italia segna una brusca frenata proprio sulla composizione del mix energetico registrato nel 2022, con l’ago della bilancia che segna rosso su carbone e petrolio. Se da un lato la crescita del fotovoltaico ha dei buoni numeri, con un + 12% di quota di produzione, dall’altro vi è stata una significativa riduzione del contributo energetico dato dalle rinnovabili con un – 6%.
Per compensare dunque si è dovuti ricorrere all’utilizzo di più petrolio e di più carbone, rinunciando parzialmente al green. Le motivazioni sono da andare a ricercare nelle condizioni climatiche che hanno visto il nostro paese subire eventi estremi di siccità che hanno compromesso le risorse idriche del territorio con un crollo della produzione energetica idroelettrica.
La tecnologia basata sullo sfruttamento della forza dell’acqua, che in Italia è la fonte rinnovabile primaria, dando di fatto una batosta alla più generale produzione energetica verde. Al contempo anche l’eolico, il geotermico e le bioenergie hanno avuto una battuta di arresto.
L’unico che regge è appunto il fotovoltaico che però da solo non può fare miracoli. Il gas invece non subisce rallentamenti è rimane la principale fonte energetica della produzione elettrica italiana.
La situazione vede dunque la diminuzione della quota prodotta da fonti rinnovabili e più della metà dell’energia provenire direttamente dallo sfruttamento del carbone o comunque da fonti non rinnovabili. E’ quindi auspicabile rimettersi subito in carreggiata e riprendere dal nostro punto di forza e cioè dall’idroelettrico, puntando sulla normalizzazione delle risorse idriche nazionali, attraverso tutte le iniziative possibili che possano garantire il corretto funzionamento della produzione elettrica derivante. Allo stesso tempo è necessario migliorare ulteriormente i numeri del fotovoltaico che potrebbe fare da volano alla ripresa della produzione e al riequilibrio nel mix energetico italiano. La battuta d’arresto non deve scoraggiare, ma essere di slancio per correre ancora più velocemente e più efficacemente, verso l’aumento esponenziale della produzione elettrica green nazionale.
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