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Bucato nel passato, come si lavavano i panni: la storia

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Fare il bucato prima che esistesse la lavatrice era senza dubbio più faticoso, ma anche molto affascinante. Esisteva una procedura precisa

bucato nel passato come si faceva
Lavare i panni (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Nelle case odierne può mancare il forno, la lavastoviglie, ma non la lavatrice. Lavare i panni a mano, specialmente con la frenesia moderna, ed in una famiglia numerosa, è un’operazione praticamente impossibile da portare a termine. Impossibile no, ma senza dubbio molto complicata. Quando si rompe la lavatrice si lava l’indispensabile a mano e si corre al negozio per acquistarne una nuova. Si pensi a tutte le magliette, tra lavoro, sport, bambini, pigiami, lenzuola. Il tutto lavato e strofinato a mano. Tuttavia è interessante conoscere in che modo si faceva il bucato nel passato.

Ovviamente erano le donne ad occuparsene principalmente, anche se la mole di peso da portare non era certo esigua. Innanzitutto si dividevano i panni per tipologie, come si fa anche oggi, ed anche per frequenza. Coperte e simili venivano lavate una volta l’anno, durante i cambi di stagione. Gli abiti una volta a settimana, o anche una volta al mese.

Il bucato nel passato: sapone di Marsiglia e cenere

Lavare i panni (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Il metodo e la procedura per il bucato nel passato è affascinante. Si poneva su un treppiede un’enorme vasca di legno. Al di sotto di essa una bacinella più piccola. All’interno della vasca di legno si riponevano i panni da lavare. Poi si copriva la vasca con un drappo di tela, che veniva cosparso di cenere. A questo punto Si gettava dell’acqua bollente al di sopra del telo. In questo modo acqua calda e cenere penetravano negli abiti. La vasca di legno era forata. Così l’acqua di scolo scendeva nell’altra vasca sottostante. E si ripeteva l’operazione fino a quando l’acqua di scolo non era pulita.

Come lavare la biancheria più delicata

Lavare i panni (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Se si parlava di polsini e pizzi, essi venivano messi a bollire nel sapone di Marsiglia. La biancheria intima invece, più sporca, veniva fatta sgrassare in acqua calda e succo di limone. Dopo il lavaggio, tutti i panni venivano portati al fiume o al lavatoio pubblico per essere sciacquati e poi stesi all’aria aperta.

Giulia Borraccino

Sono nata e cresciuta a Roma. Laureata in Comunicazione con specializzazione in semiotica testuale, nel tempo mi sono appassionata all'approfondimento dei temi ambientalisti ed al giornalismo d'inchiesta. Amo l'arte in tutte le sue sfaccettature.

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