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Buco nero che divora le stelle: non è così lontano dalla Terra

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Buco nero vicino alla terra
Buco nero (Foto da Canva) – Ecoo.it

Buchi neri: da sempre sono al centro di studi e attenzioni da parte di scienziati, astronomi e fisici per via delle loro caratteristiche. Sembrerebbe che ce ne sia uno particolarmente vorace, vicino al pianeta Terra.

I buchi neri sono dei corpi celesti con un campo gravitazionale talmente forte da risucchiare tutto ciò che hanno intorno, comprese le stelle. Da secoli, sono al centro di dibattiti di fisici del calibro di Stephen Hawking con la sua teoria dei buchi neri, di astronomi e di scienziati in generale.

E’ molto raro avvistarne uno e quando succede, la comunità scientifica si mobilita per studiarne i dettagli, le dinamiche, le origini. Secondo Hawking, il quale riprende l’equazione della relatività scoperta da Einstein, i buchi neri si originano da una stella che, avendo terminato la propria energia nucleare, collassa su sé stessa, schiacciata dalla propria forza di gravità e originando dunque un “buco” che risucchia tutto ciò che ha davanti.

Teoria dei buchi neri: come si originano e dove sono

Stephen Hawking è stato un grandissimo scienziato e ricercatore che ha elaborato, nel corso dei suoi studi, la famosa “teoria del tutto”. E cosa c’entra questo con i buchi neri? La teoria del tutto cerca di unire infatti la relatività generale, che riguarda fenomeni su scala cosmica, e la meccanica quantistica che descrive invece fenomeni infinitamente piccoli.

L’intuizione di Hawking fu quella di comprendere che i buchi neri, per loro natura, non diminuiscono mai di dimensioni, ma semmai aumentano nel corso del tempo. La loro massa determina quindi il loro spazio nell'”orizzonte degli eventi”. Più l’universo invecchia e maggiori sono le probabilità di disordine, espresso attraverso il concetto di entropia.

Fu il primo scienziato a ipotizzare che l’universo si sia originato da un enorme buco nero al contrario. Ovvero che il Bing Bang fosse un buco nero rovesciato che ha dato origine al pianeta Terra e all’universo, una pura singolarità. Gli avvistamenti sono molto rari, pertanto quando accade di vederne uno, gli scienziati accorrono per studiarne i dettagli.

L’ultimo buco nero avvistato ha catturato la loro attenzione per la sua voracità con la quale divora letteralmente tutte le stelle che si ritrova attorno a circondarlo. Si chiama: Swift J023017.0+283603ed è stato scoperto da un gruppo di scienziati di Leicester.

La scoperta di Swift J023017.0+283603

Un gruppo di giovani scienziati britannici dell’università di Leicester, stava studiando la costellazione del Triangolo alla ricerca di nuove galassie da osservare e includere all’interno dell’universo conosciuto. Improvvisamente però, videro un lampo di raggi X particolarmente brillante e intermittente che catturò subito i loro occhi.

Secondo le loro stime, il lampo sembrava essere a circa 500 milioni di anni luce distante dalla terra, originatosi nel centro della galassia 2MASX J02301709+2836050. Tutto a un tratto, il fascio di luce si è spento e gli scienziati hanno deciso di monitorare l’emissione di energia che si era scatenata in maniera così singolare, spegnendosi di botto. Dopo circa 25 giorni, il lampo si è ripresentato e a seconda della sua temporalità hanno compreso che non si trattava di un semplice lampo, ma di un buco nero che stava mangiando delle stelle.

Il fatto che il lampo sembrasse intermittente era dovuto alle modalità con le quali il buco nero mangiava le stelle attorno, un pezzettino alla volta e non tutte subito, quando possibile.

Non è la prima volta che viene osservato un buco nero che consuma una stella in questo modo: questo processo è definito come un evento di distruzione mareale parziale e avviene in vari modi. Le stelle possono essere “morse” o “spaghettificate” e la loro fine può durare ore, mesi o addirittura anni. Tuttavia, il nuovo buco nero sembra essere particolarmente vorace: secondo gli studiosi, impiega un’energia mai vista prima nello sforzo di attrarre il suo “pasto”.

Gli studi continuano

Swift J023017.0+283603 è un buco nero di dimensioni ridotte, con una massa che varia da 10.000 a 100.000 volte quella del nostro Sole. Non ha nulla a che fare con i buchi neri massicci o supermassicci, che hanno masse molto più grandi. Tuttavia, la sua energia è evidente e confermata. Questo rende più plausibile l’ipotesi, già avanzata da molti scienziati, della presenza di un anello mancante tra i buchi neri: un corpo celeste di dimensioni moderate che segue regole anomale, che potrebbero rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo.

Il team dell’Università di Leicester sta attualmente lavorando per condurre osservazioni ancora più dirette che potrebbero contribuire a una maggiore comprensione dei buchi neri intermedi. Fino ad ora, gli studi su questo tipo di oggetti celesti sono stati principalmente teorici e gli avvistamenti sono stati inconcludenti, nonostante ci siano diversi fenomeni spaziali strani che sembrano confermare la loro esistenza.

Sophie Melfi

Laureata in lettere moderne, è nata e cresciuta tra il vento sapido del mare e i fiumi marchigiani. Appassionata di trekking e dei luoghi più incontaminati, tutti da scoprire. Sostiene progetti ecosostenibili locali con curiosità e ottimismo verso una nuova prospettiva planet-friendly.

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