La dieta povera di carne è consigliata da molti dietologi. Tuttavia i burger vegetali, ormai presenti in tutti i supermercati, non hanno modificato più di tanto le tendenze
Quando si parla di alimentazione la tendenza non la fanno tanto i titoli dei giornali, sia cartacei che sul web, ma la visibilità o meno dei prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Nel tempo la sezione bio si è guadagnata uno spazio sempre più ampio. Così come i succedanei della carne. Che sia per motivi salutistici o etici, i burger vegetali hanno assistito ad un’impennata di vendite nel 2020, anno della pandemia in cui molte abitudini del passato. Le stime del “US Retail Market” hanno messo in evidenza una crescita nella domanda dei prodotti, ben il 46 per cento in più in un solo anno.
Ciò a testimoniare cosa? Che i burger vegetali sono più gustosi del passato ed offrono alternative migliori? Che il pubblico è diventato più sensibile alla riduzione del consumo di carne? Ad alcune domande ci sono risposte tangibili, ad altre no. È sempre difficile, specialmente su scala mondiale, almeno nei Paesi del cosiddetto Occidente più benestante, interpretare i gusti dei consumatori. Certo è che la sensibilità verso le tematiche ambientaliste, da lungo tempo sdoganate ed assorbite a pieno dalle multinazionali, è più presente del passato.
Ci sono due indicatori importanti, stimati da uno studio dello statunitense Breakthrough Institute. IL primo è l’oscillazione del mercato USA, che dopo un primo impatto positivo ha registrato dati costanti nel 2021. Il secondo è rappresentato dai sondaggi, forse più rappresentativi, ma allo stesso tempo relegati alla realtà locale indagata. Il risultato è che non si riesce a stimare esattamente se i burger vegetali vengono scelti davvero come sostituto della carne. La tendenza maggiormente appurata è un consumo misto.
Il consumo di carne, specialmente bovina, ha un forte impatto in termini di emissioni di Co2 nel pianeta. Ed un sostituto degno, magari ricco di proteine per consentire una dieta bilanciata, potrebbe essere una soluzione della prima ora. Dan Blaustein-Rejto, direttore del dipartimento alimentare e agricolo del Breakthrough Institute afferma: “Ci sono relativamente poche prove che le alternative di carne a base vegetale stiano attualmente sostituendo la carne convenzionale“, e completa: “Sembra che siano le persone che non mangiano molta carne a rivolgersi a questi prodotti“.
Quindi le persone che anche in assenza di sostituti della carne non contribuiscono particolarmente all’impatto ambientale degli allevamenti bovini. E esiste un altro fattore decisivo che incide sui consumi: il prezzo. È dimostrato che nei luoghi in cui i burger vegetali sono più competitivi con la carne animale, come ad esempio l’Europa in generale ed in particolare i Paesi Bassi, l’acquisto di burger vegetali è maggiore. Mentre invece negli Stati Uniti, dove la maggior parte di queste ricerche sono state condotte, la carne bovina tritata costa molto meno del burger vegetale.
In definitiva i numerosi fattori che incidono sulle vendite non consentono di dare una risposta adeguata. Ciò che senza dubbio va migliorata è la consapevolezza e la sensibilità ambientale nell’alimentazione. Si conclude ricordando che i burger vegetali rimangono prodotti industriali processati, utili all’ambiente ma non adeguati ad una dieta sana, specie se consumati quotidiamente. Per instaurare una reale dieta sostenibile si deve aumentare il consumo di vegetali, frutta e verdura spendendo un po’ di tempo in più per preparazioni ed acquisti.
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