Come ogni anno, anche l’ultima stagione venatoria si è conclusa con un triste balletto di cifre sull’andamento delle vittime delle attività di caccia. Un bollettino davvero funesto, che porta un numero di decessi direttamente e indirettamente collegabili alle attività di caccia che oscilla tra un minimo di 22 e un massimo di 53 morti, cui vanno aggiunte decine e decine di persone ferite in maniera più o meno grave.
E, come ogni anno, altrettanto aspra è la polemica tra le associazioni delle vittime e i cacciatori, che contestano i dati di cui sopra definendoli come numeri utili solo per alimentare polemiche strumentali per screditare la categoria.
Le associazioni delle vittime di caccia, tuttavia, non ci stanno, e ribadiscono che, tenendo anche in considerazione gli incidenti c.d. “indiretti”, il numero di vittime è pari a 53, con 88 feriti, con un picco di gravità in Toscana, dove le persone coinvolte sono ben 20, di cui 2 morti, e 18 feriti.
Secondo le principali federazioni dei cacciatori, i numeri sono invece riconducibili a 22 decessi, e 61 feriti, meno – sostengono le stesse federazioni – dell’attività di nuoto e balneazione, che è costata 127 decessi nello stesso periodo di tempo, e i 53 decessi derivanti dalla raccolta di funghi e tartufi.
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