Qualche giorno fa si è concluso il fine settimana di spedizione per capire se il Mostro del lago Loch Ness esiste o meno. I dati da analizzare sono moltissimi e tra questi ci sarebbero dei suoni
Chissà se la tecnologia potrà finalmente svelare che cosa si nasconde nelle acque di questo lago scozzese che dalla notte dei tempi quasi è teatro di miti e leggende che hanno tutte a che fare con qualcosa che esce dall’acqua e poi nell’acqua sparisce. Tra le creature della mitologia celtica che, per esempio, di solito abitano i laghi come Loch Ness c’è il cavallo di mare: una creatura che però è malvagia e infatti attira sulla sponda dei bacini d’acqua ignari passanti che si lasciano ammaliare dalla bellezza di quello che vedono e che salgono in groppa a quello che credono un cavallo ma che poi li trascina sul fondo del lago in cui abita per annegarli.
Il lago Loch Ness non fa eccezione e si hanno notizie di avvistamenti di strane cose che emergevano dall’acqua in moltissimi iscritti. Con l’avvento della tecnologia moderna e contemporanea sono state installate anche una serie di telecamere e alcune hanno immortalato movimenti che possono essere ascrivibili a un qualche animale. La spedizione partita lo scorso fine settimana per scoprire se Nessie esiste o meno ha riportato a riva, letteralmente, una gran quantità di dati e tra questi alcuni suoni che sono ora oggetto di analisi approfondita.
La particolarità della caccia al Mostro di Loch Ness fatta da volontari, a quanto pare un team di 200 persone in tutto, è stata che si sono utilizzati tutti i più moderni strumenti di ricerca sottomarina. La spedizione che ha coinvolto persone provenienti da ogni parte del mondo e che ha richiamato l’attenzione di giornalisti addirittura provenienti da Giappone e Australia sembra aver captato alcuni suoni nel momento in cui l’attrezzatura subacquea, compresa di idrofono, veniva testata.
A raccontarlo Alan McKenna, uno dei membri del team di ricerca, ai colleghi del The Sun. Che cosa abbiano captato gli strumenti è difficile da dire ma, racconta sempre Alan McKenna, sono stati percepiti quattro suoni: “mentre facevamo dei test all’equipaggiamento abbiamo sentito quattro suoni distinti di cui non sapevamo la provenienza” spiega Alan McKenna che poi prosegue “non ne conoscevamo l’origine, il che è abbastanza entusiasmante“. Che tipo di suono sia stato percepito dall’idrofono è difficile da dire ma di certo deve trattarsi di un rumore prodotto da qualcosa.
I suoni percepiti dall’idrofono dell’ultima, in ordine di tempo almeno, spedizione alla ricerca del mostro del Lago di Loch Ness fanno il paio con alcune immagini captate dai sonar che risalgono al giugno del 2015. A registrare l’immagine il signor Rod Michie, skipper in pensione, che ha così in qualche modo corroborato un altro avvistamento fatto da un altro che sta cercando di scoprire se c’è effettivamente qualcosa nelle acque del Lago di Loch Ness. Il signor Rod Michie ha infatti parlato di una immagine dalla forma particolare che si è venuta a creare sullo schermo collegato al suo radar ad una profondità di oltre 180 m. La particolarità è che, come sottolineato dallo stesso Michie, l’immagine si è venuta a creare in un punto in cui di solito non è mai apparso nulla. E qualcuno all’epoca aveva avanzato l’ipotesi che si trattasse di un vecchio modellino di Nessie a grandezza naturale, se così si può dire, utilizzato per un vecchio film ma quando poi il modello è stato individuato, sempre attraverso il sonar, un anno dopo è emerso che si trovava in una zona diversa rispetto a quella scandagliata da Rod Michie. Le immagini sonar del 2015 sono rimaste a lungo una delle tracce più entusiasmanti per chi è alla ricerca di Nessie e ora a questa traccia si aggiungono i suoni.
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