Il decaffeinato viene ottenuto in maniera artificiale attraverso diversi procedimenti, più o meno salutari. Una scoperta scientifica ne elimina il trattamento industriale
Il caffè è una delle bevande più apprezzate e consumate al mondo. Nonostante la piantagione non sia storicamente autoctona, la tradizione italiana ha tra il made in Italy il famoso espresso, un modo particolare di ricavare la bevanda dai chicchi di caffè tostato. Nonostante la maggior parte delle colazioni nostrane preveda il consumo di questo alimento, per alcune persone è controindicato. Le sue proprietà energizzanti provengono dalla caffeina, un’essenza naturalmente presente nei chicchi, che può essere poco adatta per chi soffre di ansia, tachicardia o problemi gastrointestinali.
Dunque nel 1905, a Berma, Ludwig Roselius, figlio di un assaggiatore di caffè, ebbe l’idea di inventare il decaffeinato, ovvero una procedura per immettere sul mercato i chicchi tostati privati della maggior parte della caffeina. Da allora, e specialmente negli ultimi trenta anni, il decaffeinato è presente praticamente ovunque, dai supermercati, alle caffetterie, ai ristoranti. E questo a testimoniare la sua ampia richiesta.
Ovviamente il decaffeinato è prodotto in fase industriale a partire da chicchi interi di caffè. I produttori più virtuosi utilizzano lavaggi ripetuti con semplice acqua. A quanto pare la caffeina è idrosolubile. E questo richiede un passaggio supplementare che poi finisce nel prezzo finale del prodotto. Per rendere la procedura più rapida, vengono talvolta utilizzate delle sostanze chimiche a base di etanolo ed acido acetico.
Che dopo una lunga esposizione potrebbero anche essere dannose per la salute dell’uomo. Da questi presupposti nasce l’idea, di lunga data, di modificare alcune piantagioni di caffè per produrre direttamente sulla pianta i chicchi crudi privati della caffeina. Si ricorda che il caffè completamente nettato di caffeina non esiste. Anche il decaffeinato ne possiede una quantità, anche se piccola.
Effettivamente anche qui non si può dire che sia un procedimento completamente naturale. L’alterazione per sottrarre la caffeina non avviene in sede industriale, ma direttamente in pianta. In ogni caso modificata dall’uomo. L’Instituto agronomico de Campinas – IAC – ha messo a punto una ricerca oltre ventennale. Lo studio brasiliano è riuscito ad incrociare diverse piante di caffè a bassa concentrazione di caffeina, fino ad ottenere un esemplare con lo 0,07%, che si può definire decaffeinato. Se questa scoperta riuscisse ad entrare a regime produttivo, il decaffeinato come processo industriale verrebbe sostituito completamente con chicchi crudi già decaffeinati all’origine.
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