Cambiamenti climatici: Vertice di Cancun, America usa il pugno duro

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L’America ha adottato una posizione dura (“tutto o niente”) al vertice di Cancun (Messico) sui cambiamenti climatici. Il summit è appena iniziato, ma gli Stati Uniti hanno subito messo in evidenza quelli che sono i loro obiettivi per questa conferenza mondiale sul Clima. E usa il pugno di ferro, stavolta. Si presume, onde evitare il flop che si è verificato con il precedente Vertice di Copenhagen. E non è tutto: l’America pretende anche che i Paesi in via di sviluppo soddisfino le richieste avanzate a suo tempo per migliorare la qualità dell’ambiente.

In fase di preparazione ai colloqui di Cancún Todd Stern, delegato al Vertice del Clima per conto della Casa Bianca, ha detto ripetutamente che l’America non si muoverà dalla sua insistenza sul fatto che le economie emergenti come India e Cina debbano impegnarsi per ridurre le emissioni, oltre che stabilire in via definitiva un processo di controllo che verificherà tali azioni. Questa “linea dura” da molti è stata interpretata come un aut-aut: se tutti collaborano l’America c’è, altrimenti non esiterà a dare il proprio “ben servito” al mondo intero tirandosi fuori dai giochi.
 
Anche Michael Levi, studioso del Council of Foreign Relations, ha detto la sua in merito alla posizione assunta dagli USA: “La regola numero uno dei negoziatori del clima che rappresentano gli Stati Uniti è quella di accertarsi che ciò che avviene nei colloqui con le Nazioni Unite non danneggi le prospettive per un’azione interna. I giornali titolano che ‘Gli Stati Uniti danno il denaro e le tecnologie al mondo in via di sviluppo. E non ottengono nulla in cambio’, di certo non salderà il debito“. Di certo, così non la pensano gli stessi Paesi in via di Sviluppo. Chissà come andrà a finire questo summit, speriamo dia maggiori soddisfazioni rispetto a quello dello scorso dicembre.

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