L’azione indiscriminata dell’uomo non si arresta neanche di fronte alle bellezze delle capitali europee: lo confermano i rifiuti ritrovati nel canale Saint-Martin a Parigi.
Negli ultimi giorni sta facendo facendo scalpore la notizia che il Giappone ha dato il via libera allo sversamento di acque contaminate provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico. I serbatoi che raccolgono l’acqua usata come refrigerante per i reattori, e dunque contaminata dalle scorie radioattive, sono ormai pieni e l’unica soluzione sembra quella di un rilascio graduale dell’acqua nell’oceano.
La notizia, da un punto di vista dell’impatto ambientale, fa sicuramente impressione. Ma non è certo la prima volta che si apprende dell’alto tasso di inquinamento delle acque: pensiamo ad esempio ai canali di Venezia, contaminati dalle acque reflue degli scarichi industriali di origine agricola e civile, oppure al celebre canale Saint-Martin di Parigi, da poco ripulito da decine di tonnellate di rifiuti.
Nel corso degli ultimi 3 mesi, infatti, il comune di Parigi ha speso ben 9,5 milioni di euro per portare a termine un’operazione di depurazione del canale. Dapprima è stata drenata l’acqua, da cui sono state raccolte 4,5 tonnellate di pesci (tra cui trote, carpe e saraghi) poi ricollocati in aree sicure. In seguito si è passati all’eliminazione dei rifiuti, la cui quantità e tipologia ha lasciato tutti sconvolti.
Dall’ultima volta in cui è stato ripulito nel 2001, il canale ha accolto 40 tonnellate di rifiuti, composti da biciclette vecchie e nuove, motociclette, dispositivi elettronici, macchine fotografiche e quant’altro. Una volta drenati i 90mila metri cubi d’acqua del canale, davanti ai cittadini si è dunque stagliato uno spettacolo quasi apocalittico.
Il canale, più che un punto di riferimento della città, è dunque apparso come una vera e propria discarica in balia dell’azione indiscriminata dell’uomo. Secondo i parigini questo fenomeno è da attribuire principalmente all’ingente presenza di turisti, eppure i rifiuti trovati nel canale lasciano pensare che la responsabilità possa essere condivisa da più categorie umane, compresi i cittadini stessi della Ville Lumière.
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