Il cane guida ha un ruolo molto importante, per cui non può essere trattato come gli altri cani che si incontrano. I comportamenti da evitare
Chi ha una disabilità che comporta menomazione alla deambulazione o soprattutto cecità, parziale o totale, è facile che scelga il cane guida come fosse i suoi occhi. Quando si passeggia per la strada non è raro incontrarli. I cani guida sono identificati da una pettorina specifica e dal nome “guida” sul guinzaglio. Il cane guida è addestrato in maniera specifica per essere gli occhi ed i piedi del suo padrone, per cui quando passeggia sta “lavorando”.
A differenza degli altri cani che nell’uscita trovano un momento di svago, e che sono i padroni a “portarli a spasso”, i cani guida fanno esattamente il contrario. Quando escono con il padrone stanno lavorando, e sono loro che conducono il passo e decidono la strada, anche se il proprietario, nel caso abbia scelto una meta specifica diversa dal solito, può indirizzarli, e loro sanno come muoversi di conseguenza.
Per cui quando si incontra un cane guida non lo si deve trattare come un cane qualsiasi. Il cane guida è nel pieno svolgimento delle proprie funzioni e deve rimanere concentrato. Quindi evitare di dargli cibo, potrebbe distrarlo. Se si ha a propria volta un cane, è meglio evitare qualunque interazione tra i due. Anche se il cane guida è profondamente addestrato, una sua reazione imprevista potrebbe creare problemi al disabile accompagnato.
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Inoltre è bene avere un po’ di tolleranza. Anche se i cani guida sono abituati a defecare nei luoghi adatti, può capitare che lo facciano per strada. E non si può certo pretendere che una persona cieca riesca a raccogliere la dafecazione. Davanti alla legge il cane guida ha gli stessi diritti dell’uomo, così come il cane da salvataggio.
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Per cui, se si ha un esercizio commerciale o un ristorante, è vietato interdirne l’ingresso. In questo modo lo si interdirebbe anche al disabile. Lo prevede la Legge n. 37/1974, integrata e modificata dalla legge n. 376/1988 e dalla legge n. 60/2006.
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