Dopo molteplici segnalazioni, alla fine viene individuato: il cane vive in condizioni deplorevoli all’interno di un capanno fatiscente.
Grazie alle tante segnalazioni da parte di cittadini, volontari e alla diffusione di alcuni video in rete, finalmente, il cane che vive in condizioni misere viene raggiunto. Il video pubblicato dal canale YouTube ViralVideo Italia mette i brividi. Il video mostra un cane, tenuto all’interno di un fatiscente capanno, dove tutto è messo alla rinfusa, in un caos totale. Non appena i volontari si avvicinano, il cane inizia ad abbaiare. Ma i suoi versi, più che incutere timore, sembrano grida di aiuto.
L’animale sosta sulla porta di entrata, se così possiamo chiamarla, sbarrata con una semplice scala di ferro, alla quale è appoggiata una sedia. Sopra la sedia, una montagna di vestiti logori. Le condizioni di vita, qui sono pessime. Mano a mano che i volontari si avvicinano al capanno, il cane diventa sempre più nervoso, in alcuni istanti ringhia e fa avanti e dietro da una parte all’altra dell’ambiente.
Secondo le segnalazioni, il cane dovrebbe essere chiuso nel capanno da tantissimo tempo. Nessun proprietario si affaccia. La telecamera, intanto, indugia sullo schifo che ricopre totalmente il casale. Si tratta di una cascina, situata a Napoli, all’interno della zona del Mercato Ortofrutticolo degli anni ’80. Una parte ha preso fuoco, un’altra parte è inondata da rifiuti. Le condizioni sono disastrose, secondo alcune persone, il cane vive insieme a una signora.
La condizione sanitaria è veramente drammatica. I volontari, a un certo punto, chiamano le Forze dell’Ordine. È intollerabile tenere degli animali in questo modo, come sancito dal principio fondamentale della legge italiana, lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali domestici. Ogni crudeltà, maltrattamento o abbandono di animale deve essere punito severamente. Gli animali devono rispondere a tre diritti fondamentali.
Per prima cosa, bisogna assicurare loro le cure sanitarie necessarie per essere mantenuti in salute, inoltre bisogna assicurare loro anche un benessere non solo fisico, ma anche psicologico. Infine, bisogna garantire loro la possibilità di movimento, impendendone la fuga, me garantendone la protezione. Significa che non bisogna tenere un animale in gabbia, legato con una catena, o costretto in spazi angusti che non permettono un movimento dignitoso.
Naturalmente, oltre ai tre diritti fondamentali, si vanno ad aggiungere altre regole, che sono libertà di essere sfamati e dissetati, la cura da malattie e ferite, l’adattamento a un ambiente, senza causare stress o paura, e la manifestazione di caratteristiche comportamentali specifiche per la specie. Nonostante l’antica convivenza dell’uomo con le altre specie animali, soprattutto quelle considerate d’affezione, che affonda le radici nel millenni passati, solo nel 1978 è stata presentata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale.
Decisa dall’UNESCO durante l’accordo a Parigi, la Dichiarazione ha cambiato il concetto stesso di benessere animale nel mondo Occidentale. Nel corso di questi ultimi 45 anni, inoltre, l’Occidente ha siglato ulteriori convenzioni per rispettare e rafforzare la tutela degli animali. Tuttavia, c’è ancora molto da fare, sia a livello di regolamentazione che a livello di sensibilizzazione.
Atti di crudeltà inaudita non sono rari, purtroppo, come quello del cucciolo gettato nei rifiuti e tenuto con la bocca chiusa per non emettere versi, oppure quello del cucciolo incatenato al palo, impossibilitato a sopravvivere. Ma di vicende di crudeltà ce ne sono tantissime, troppe nel mondo. Senza contare le sofferenze a cui sono sottoposti gli animali da allevamento, in particolare quelli che vivono negli allevamenti intensivi, un vero inferno.
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