Una novità fantascientifica quella portata in auge dall’esercito australiano: cani robot che possono essere controllati col pensiero.
Certamente col progresso e la tecnologia negli ultimi anni abbiamo sentito di tutto ma continuiamo nonostante ciò a provare dello stupore. Il motivo è davvero semplice, non avremmo mai pensato di vedere nella vita reale cose che avevamo puntato solo nelle pellicole degli anni ’80. Film ormai cult ma che forse qualcosa avevano anticipato.
Certo, l’uomo non può volare ed altre “stregonerie” che al momento rimangono lì, nelle vecchie videocassette nonché nell’immaginario collettivo ma vi sono altre chicche inaspettate che hanno preso piede, grazie all’opera geniale di ingegneri ed equipe di specialisti; l’esercito australiano ne sa qualcosa.
La tecnologia ha messo a segno alcune tecnologie davvero sofisticate, primi fra tutti i robot. Si dice che questi in un futuro prossimo andranno a sostituirci completamente ma che sia vera o una mera diceria ancora non c’è dato sapere. Ma quello che ci lascia da pensare è che già siamo stati “invasi” dai cani robot.
I cani robot – come si vede in foto – hanno delle sembianze che ci ricordano i migliori film di fantascienza ma sono molto utili, per i soldati una valida risorsa. I militari infatti li controllano con la mente mentre compiono le principali attività quali pattugliare una strada polverosa o spazzare un edificio fatiscente.
Un metodo perfezionato dall’esercito australiano che come si vede nel video – allegato sotto a fine articolo – ha potenziato queste risorse grazie a dei sensori racchiusi all’interno di un casco che funzionano congiuntamente ad un Microsoft HoloLens. Attraverso un decodificatore AI, questo traduce i segnali cerebrali di un soldato in istruzioni captabili dal cane robot. In questo modo gli umani potranno rimanere concentrati su ciò che li circonda.
Tale sistema è stato sviluppato e messo a segno dalla University of Technology Sydney che aveva già portato a compimento l’innovazione l’anno scorso. Tuttavia di recente è apparso un nuovo report col quale viene spiegato minuziosamente il lavoro. Nel documento, pubblicato dall’American Chemical Society lo scorso 16 marzo. si legge: “L’utente ha utilizzato la nostra piattaforma di interfaccia cervello-robot aumentata (aBRI) per controllare i sistemi robotici“.
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