Si discute in Parlamento la nuova proposta di legge sulla cannabis, mentre il Governo si esprime per la depenalizzazione. Ma attualmente qual è la quantità che si può detenere nella propria abitazione secondo la legge?
Quello che stiamo attraversando è un momento di discussione politica sul tema della cannabis, che proprio in queste ore vede discutere dal Parlamento una nuova proposta di legge. Oggetto che ha già visto dibattere le varie fazioni su più fronti, comprensivo della depenalizzazione del possesso di scarse quantità, previste anch’esse dalle normative. Viene per la prima volta discussa la possibilità di rendere lecita la coltivazione per uso personale, per un massimo di quattro piante di cannabis. Si aggiunge anche una netta distinzione tra le droghe considerate “pesanti” e quelle cosiddette “leggere“.
Ma in attesa che l’iter del procedimento legislativo ci sveli l’esito dell’esame in Aula, ripassiamo ciò che attualmente prevede la legge ai fini della detenzione di cannabinoidi nella propria abitazione. Attraverso alcune recenti sentenze della Cassazione, scopriamo le pene previste che stabiliscono la differenza tra uso personale e spaccio di stupefacenti.
Stabilire in modo specifico e con precisione quale sia la differenza tra uso personale e spaccio di stupefacenti quando si parla di coltivazione autonoma di cannabis non è così semplice. Non esistono ancora infatti limiti distinti entro cui potersi muovere senza rischiare conseguenze penali relative allo smercio di droga. Tuttavia è possibile tracciare una linea di comprensione attraverso le più recenti sentenze della Cassazione, che proprio dal 2019 subisce un’inversione di rotta. Stesso anno in cui venne depositata la nuova proposta di legge per quanto riguarda la regolamentazione dell’uso personale, in via di discussione.
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Sono tre i punti fondamentali che spiegano il cambiamento di visione della Corte Suprema, che ridimensiona secondo certi crismi l’entità del reato. Non si può valutare come spaccio la coltivazione di cannabis con tecniche considerate rudimentali, che preveda l’impianto di poche piante, che a loro volta generino un prodotto stupefacente irrisorio. In questo caso non ci troviamo più nell’area penale del fatto, per cui è prevista solo una pena amministrativa. Il numero massimo di piante entro cui le sentenze si sono espresse a favore dell’uso personale sono tre, con alcune eccezioni promosse proprio in casi particolari.
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A fare la differenza è infatti la capacità delle stesse di generare dosi di stupefacenti, maggiori tanto più è professionale la metodologia di coltivazione. Una sentenza di maggio 2021 giudicò per uso personale la detenzione di ben dodici piantine dell’imputato, coltivate senza sistemi sofisticati. A gennaio dello stesso anno fu considerato per spaccio il possesso di quattro piantine di cannabis, dalla capacità di 271 dosi.
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