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Sostenibilità

Cannucce di carta: forse non sono così sostenibili come si pensa

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Uno studio di alcuni ricercatori belgi ha dimostrato la presenza di Pfas all’interno di alcune marche di cannucce non in plastica: i risultati.

Cannucce bambù carta Pfas studio
Cannucce di bambù (Foto da Canva) – Ecoo.it

Per salvaguardare l’ambiente dall’inquinamento da plastica, i cui numeri sono cresciuti in maniera impressionante negli ultimi anni, sono state messe in commercio le cannucce di carta, di vetro o di bambù per sostituire quelle di plastica.

Alcuni ricercatori hanno, però, dimostrato che alcune marche di queste cannucce eco-friendly contengano sostanze chimiche ritenute pericolose sia per la salute umana che per l’ambiente: gli ormai noti Pfas, ossia composti chimici usati in ambito industriale per la produzione di molti prodotti.

Cannucce, rilevate la presenza di Pfas in alcune marche anche eco-friendly

In alcune cannucce non in plastica sarebbero presenti i Pfas, sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate che vengono utilizzate nei processi di produzione di vari oggetti. Tali composti, noti anche come “inquinanti eterni” poiché impiegano tempistiche molto lunghe per deteriorarsi, sono nocivi per l’ambiente, ma anche per la salute umana.

Cannucce di vetro (Foto da Canva) – Ecoo.it

A dimostrare la presenza dei Pfas in alcune di queste cannucce eco-friendly un’analisi condotta da alcuni ricercatori belgi dell’Università di Anversa, pubblicata lo scorso 24 agosto sulla rivista Food Additives & Contaminants. Gli esperti hanno preso in esame 39 marche di cannucce realizzate con cinque materiali diversi: carta, bambù, metallo, plastica e vetro. L’analisi ha fatto emergere la presenza di 18 sostanze inquinanti differenti in 27 delle marche esaminate.

Nel dettaglio, sono quelle di carta ad aver fatto registrare una maggiore presenza di tali sostanze, per un totale di 18 marche su 20. Si sono rilevate tracce di Pfas anche in quelle realizzate in bambù, plastica e vetro, mentre nessuna in quelle di metallo.

La sostanza inquinante più presente

Pfas (Chris Anton – Adobe Stock) – Ecoo.it

La sostanza inquinante maggiormente individuata dai ricercatori che hanno condotto lo studio, come riporta Wired, è il Pfoa (acido perfluoroottanoico), un acido carbossilico di sintesi che veniva usato per la produzione di rivestimenti di oggetti come pentole e padelle antiaderenti. È stato dimostrato che questa sostanza è collegata all’insorgenza di tumori, di malattie alla tiroide e altre gravi malattie, per tale ragione in quasi tutto il Pianeta ne è stato vietato l’utilizzo.

Marco Spartà

Nato nel 1991 in Sicilia. Giornalista Pubblicista e laureato in Media comunicazione digitale e Giornalismo alla Sapienza di Roma. Da oltre dieci anni ricopro il ruolo di articolista collaborando per diverse testate. Scrivo di cronaca, politica, ambiente, economia e sport. Una grande passione mi lega alla cronaca nera e all'attualità a cui dedico gran parte della mia scrittura.

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