Il canto del gallo, una delle cose più naturali da sentire per chi vive in luoghi di campagna, può davvero rivelarsi disturbo alla quiete pubblica? Cosa dice la Legge
Tutti quelli che vivono in campagna, almeno una volta nella propria vita avranno sentito sicuramente il gallo cantare di primo mattino. Un tempo era una sveglia naturale, al giorno d’oggi può essere causa di dispute legali. Sembrerà strano, però la questione verte sul fatto se il canto del gallo possa essere o meno disturbo alla quiete pubblica.
Immaginiamo uno scenario con due case adiacenti: la prima, di vecchia costruzione, è abitata da un contadino con un pollaio, mentre la nuova ha proprietari che denunciano il canto del gallo alle cinque del mattino. Il proprietario dell’animale dirà, ovviamente, che non può impedirgli di cantare.
Per legge, il proprietario del pollaio è responsabile dei rumori prodotti dai suoi animali, qualsiasi essi siano. Dunque, nonostante non si possa impedire loro di emettere suoni, bisogna comunque tutelare i diritti dei vicini che potrebbero non tollerarli. Dunque, non è certamente vietato possedere animali in generale, ma bisogna adottare degli escamotage. Nel caso dei galli, si potrebbe insonorizzare il pollaio ed evitare anche che escano dallo stesso durante la notte.
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Il reato di disturbo alla quiete pubblica, previsto dal Codice penale, scatta nel momento in cui ad essere disturbati sono un molteplice numero di persone (es. l’intero circondariato, ndr). Qualora le lamentele dovessero provenire solo da una o due famiglie, si tratterebbero solo di un illecito civile. In quest’ultimo caso, si deve ricorrere al Tribunale per chiedere l’emissione di un ordine con l’inibitoria alla prosecuzione del comportamento, a meno di risarcimento danni.
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Il Codice Civile al contempo stabilisce che nessun regolamento condominiale può vietare a qualcuno di possedere animali domestici. Nel caso specifico del pollame, bisogna evitare, oltre ai rumori molesti, che esso non esali sgradevoli errori. Per accertare un illecito, va chiamata l’Arpa (agenzia regionale per la protezione ambientale) che manderà un tecnico a verificare la situazione. L’agenzia ha sezioni regionali e quindi va fatto riferimento a quello della propria.
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