In questi giorni, alcune capre selvatiche di Alicudi, isola delle Eolie, sono morte dopo essere rimaste impigliate in reti abusive: la denuncia delle associazioni.
Numerose capre selvatiche di Alicudi, isola appartenente all’arcipelago delle Eolie, sono morte in questi giorni rimanendo impigliate in alcune reti da pesca abusive piazzate da alcuni cittadini. A documentare quanto sta accadendo un comunicato congiunto di LNDC Animal Protection, LAV e Vitadacani per la Rete dei Santuari Animali Liberi.
Le associazioni hanno chiesto un intervento affinché queste reti vengano rimosse nell’immediato considerato il pericolo per le capre selvatiche, ma anche per gli altri animali. Sono stati chiesti anche controlli per verificare l’eventuale presenza di altre trappole sull’isola e che vengano individuati i responsabili dell’accaduto.
Nelle scorse ore, è stato diramato un comunicato congiunto di LNDC Animal Protection, LAV e Vitadacani per la Rete dei Santuari Animali Liberi per denunciare quanto accaduto nei giorni scorsi sull’isola di Alicudi (Sicilia).
Alcune capre selvatiche sono state trovate morte nella zona di Pianicello. Gli esemplari hanno perso la vita dopo essere rimasti impigliati in alcune reti da pesca piazzate abusivamente da cittadini privati senza attendere gli interventi delle istituzioni preposte per limitare il sovrannumero di capre. Sull’isola, che conta circa 100 residenti, il numero delle capre selvatiche è salito a 600. Una circostanza che aveva indotto la regione a pubblicare un avviso per regalare le capre che stanno danneggiando sentieri ed i tipici muri a secco dei terrazzamenti dell’isola.
Qualcuno, dunque, come spiegano le associazioni non ha atteso le disposizioni delle autorità preposte ed ha piazzato delle trappole: alcuni esemplari sono rimasti impigliati e lasciati morire agonizzanti. Adesso le loro carcasse stanno imputridendo al sole, come dimostrano le foto diramate dalle associazioni.
Attraverso il comunicato, le associazioni hanno chiesto interventi per rimuovere queste reti ed altre eventuali trappole che potrebbero essere state piazzate abusivamente sull’isola. Inoltre, si è chiesto di individuare e perseguire penalmente i responsabili dell’accaduto “che possono integrare – si legge- i reati di maltrattamento di animali, uccisione e bracconaggio”. Infine, LNDC Animal Protection, LAV e Vitadacani per la Rete dei Santuari Animali Liberi si sono dette sempre disposte ad un confronto con le istituzioni per individuare una soluzione che possa tutelare questui animali.
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