E’ possibile ricavare del carburante dalla plastica? A quanto pare la risposta è molto vicina e tenderebbe per il sì. Scopriamo di piu’ su questa stimolante ricerca.
La plastica è uno dei materiali che vengono maggiormente sprecati. Un peccato se si pensa quanto questo possa essere utile. Tuttavia negli anni si è ritenuto opportuno procedere diversamente ovvero produrre della nuova plastica anziché usare quella già presente in commercio, semplicemente perché risultava piu’ comodo e conveniente agire così.
Ma sulla convenienza non ne sono d’accordo proprio tutti ed è su questo dubbio che sono stati condotti degli studi che lasciano ben sperare. Prima di svelarvi di cosa si tratta ed andando nello specifico, è giusto fare un’importante precisazione ma lo anticipiamo subito: vi lascerà con l’amaro in bocca.
Queste ricerche vengono portate avanti anche dall’Italia; il Paese infatti non si limita a guardare ma si attiva per trovare sul punto delle valide soluzioni. Sappiamo bene come la penisola sia aggravata da una burocrazia asfissiante e questo appiattisce di fatto tutti i progressi fatti che in caso contrario la collocherebbe in una posizione rilevante rispetto ad altri Stati.
Siamo abituati a vedere negli ultimi tempi degli impianti atti a ricavare dall’aria, dall’acqua energia rinnovabile e senza l’impiego di fossili. Su questa spinta anche un gruppo di ricercatori si sono posti – per dirlo in maniera spicciola – un importante quesito, ovvero se dalla plastica, alla luce dei cumuli che abbiamo oggi, si possa ricavare del carburante.
Il Pacific Northwest National Laboratory lo ha annunciato: è possibile. Esistono infatti scarti quali maschere per il viso, buste della spesa ed involucri per alimenti usati che hanno delle materie prime potenzialmente utili. Praticamente per riuscire nell’impresa occorre nella fase di riciclo della plastica procedere alla scissione dei legami tenaci e stabili. Questa fase è chiamata cracking e richiede temperature elevate.
Se combini la fase di cracking – solitamente onerosa – con una seconda fase di reazione per ultimare la conversione in un carburante liquido simile alla benzina senza sottoprodotti indesiderati diventa assolutamente agevole. E’ questa la novità a cui i team di esperti precedenti non erano arrivati. La seconda fase di reazione avviene inoltre tramite i catalizzatori di alchilazione. Questi permettono una reazione chimica che viene impiegata dall’industria petrolifera per migliorare gli ottani della benzina.
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