Il governo italiano sta puntando molto sui carburanti sintetici e bio, ma siamo sicuri che questi siano veramente sostenibili?
Secondo quanto previsto dal provvedimento legislativo dell’UE, il 2035 segnerà un punto di rottura con quanto vissuto sinora, ovvero l’inizio di una nuova era. Da quell’anno infatti non potrà essere acquistato un veicolo a motore termico ma solo ed esclusivamente elettrico. La ratio della norma è quella ovviamente di evitare che si introducano nuovi mezzi inquinanti.
Eccezione per l’acquisito di auto di seconda mano ovvero di un mezzo che già circolava sul territorio prima della suddetta data. In questo modo si spera che le sorti del nostro pianeta possano cambiare e far tirare un sospiro di sollievo al nostro ambiente circostante. Cosa c’è che non convince?
Non basta guardare lontano per capire quanto sia intrecciata la questione, già in Italia infatti il governo ha mostrato delle vere e proprie perplessità su quanto proposto a livello comunitario e questa Direttiva infatti corre il rischio di non trovare approvazione. Il nostro Paese ha espresso parere contrario all’ intervento legislativo e a quanto pare anche altri paesi si sono accordati. Ma siamo sicuri che stiano facendo la cosa giusta?
Nello specifico, si richiede di mantenere i motori endotermici alimentati da biocarburanti e carburanti sintetici, ma non sappiamo se questa presa di posizione non vada ad inficiare la ratio di tale intervento comunitario. Del resto gli Stati membri stanno spingendo per delle soluzioni che di green non hanno nulla, questo lo affermano le diverse ricerche condotte sul campo e che meritano di essere ben analizzati prima di introdurli sul mercato.
Il 68% della capacità produttiva di batterie agli ioni di litio prevista in Europa è a rischio a causa della legge approvata dagli Stati Uniti che la sta rendendo molto competitiva per quanto concerne la nascente industria delle batterie con grave pregiudizio per l’UE.
Ecco che agire rapidamente diventa essenziale per avere strumenti comuni di sostegno finanziario atti a favorire le procedure autorizzative più snelle. L’Europa se non si attiva in maniera adeguata, non potrà soddisfare la domanda interna di accumulatori prevista per il 2030 ed è qui allora che si troverà costretta ad importare batterie dai concorrenti stranieri.
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