La condizione di siccità in Veneto sta preoccupando chiunque, compresi coloro che pregano per fermare la carenza d’acqua esponendo reliquie sacre.
Il Veneto sta vivendo una grave condizione di siccità e a confermarlo è il rapporto dell’Arpav, l’agenzia per la protezione dell’ambiente del Veneto. Da settimane ormai si registrano piogge scarsissime e anche le precipitazioni nevose sono quasi del tutto assenti. Il governatore della regione, Zaia, ha dunque comunicato un piano di razionamento dell’acqua, affermando: “acqua non ce n’è, per questo farò a breve un’ordinanza incentrata sul risparmio delle risorse idriche“.
Nel frattempo c’è chi cerca anche soluzioni alternative al problema, che affondano le proprie radici nella tradizione duecentesca del posto. Stiamo parlando delle reliquie sacre esposte nel duomo di Verona. La cosiddetta Sacra Spina, una lisca di pesce che venne usata dai Romani per decapitare i martiri Fermo e Rustico, è oggi nuovamente esposta nella speranza che la siccità si arresti.
Nel Duecento era avvenuta la stessa cosa quando, dopo una siccità di quattro mesi, la popolazione aveva pregato per la grazia davanti alla Sacra Spina. Secondo quanto ripotato dalle cronache dell’epoca, le preghiere funzionarono e i fedeli sperano che anche oggi possa accadere di nuovo. La situazione idrica del Veneto, in effetti, è così critica che Zaia ha invocato anche l’intervento del governo centrale, nonostante la sua spiccata propensione per l’autonomia regionale.
“Spero che a livello nazionale si decida di finanziare un grande piano e che si possa andare avanti con la pulizia degli invasi alpini, delle dighe artificiali o dei laghi. Se riusciamo a levare il 50/60 per cento dei detriti che vi stagnano, potremmo recuperare il 40 per cento di metri cubi d’acqua in più che possiamo destinare agli invasi“, ha dichiarato il governatore della regione. Anche tramite la paludicoltura si potrebbe ottenere lo stesso risultato.
Eppure il suo intervento non è piaciuto a tutti, in particolare agli esponenti dell’opposizione, che hanno accusato Zaia di star rimandando “il coordinamento degli investimenti relativi alle infrastrutture in grado di trattenere l’acqua“. Il problema idrico del Veneto è noto dal 2015 e i consorzi di bonifica, per anni, hanno invocato l’intervento dell’autorità regionale. Stando a quanto sostiene il democratico Andrea Zanoni, infatti, di fronte alle richieste dei consorzi “Zaia non ha mosso un dito, preferendo rivolgere le sue attenzioni alla monocoltura vitivinicola, prosecco in particolare“.
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