Casale Monferrato, Eternit e produzione di amianto: tra i più grandi disastri ambientali in Italia

Casale Monferrato è tristemente noto per aver ospitato l’azienda Eternit per quasi un secolo, sì, quella dell’amianto: ecco la sua storia.

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Tettoia in eternit (Foto da Wikipedia) – Ecoo.it

All’inizio del ‘900 fu brevettato un materiale cementizio che negli anni a venire avrebbe conosciuto enorme diffusione: il cemento-amianto. Come è possibile intuire dal nome, tale materiale combinava cemento e amianto, un minerale filamentoso dalle proprietà ignifughe, particolarmente noto per le sue capacità isolanti sia termiche che acustiche e per la sua leggerezza.

Peccato, però, che l’amianto sia altrettanto noto per un’altra caratteristica: è considerato cancerogeno e, nel corso dei decenni, ha portato alla morte di centinaia e centinaia di operai e persone che vi sono entrate in contatto, spesso ignare dei sui effetti nocivi.

La fabbrica di Eternit in Piemonte: la sua storia

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Pannelli di eternit (Foto da Unsplash) – Ecoo.it

Il suo uso più massiccio avvenne all’interno della fabbrica Eternit (da cui prese il nome anche il materiale prodotto), fondata dapprima in Svizzera nel 1903 e poi ampliatasi con la succursale italiana di Casale Monferrato, in Piemonte, nel 1907.

La località piemontese si trovava infatti nei pressi non solo di altri cementifici, ma anche di Balangero, dove sorgeva la miniera d’amianto più grande d’Europa. Essa era una miniera a cielo aperto che aveva un’estensione di circa 4 chilometri quadrati, da cui veniva estratto il crisotilo, una delle varie tipologie di amianto.

Casale Monferrato: all’azienda Eternit le condizioni di lavoro erano estreme

In seguito all’estrazione del minerale questo veniva dunque trasportato all’azienda, dove le fibre venivano aggiunte alla pasta cementizia, usata a sua volta per produrre materiali finiti di diversa tipologia. Nel giro di poco tempo l’azienda divenne il centro produttivo maggiore non soltanto in Italia, ma anche in Europa.

L’eternit era infatti considerato eterno (da qui deriva il suo nome) proprio grazie alla presenza di amianto, inoltre era un materiale economico e facilmente utilizzabile per la costruzione di capannoni e abitazioni private.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in particolare, la ricostruzione fece ampio uso del materiale e nel 1977 l’azienda raggiunse il valore record di oltre 160mila tonnellate all’anno di eternit.

In quella decade e in quella precedente, però, era stato sollevato un grave problema: gli operai dell’azienda contraevano gravi malattie polmonari, che potevano evolvere in cancri e portare alla morte. Chi lavorava da Eternit era infatti esposto al minerale senza alcun tipo di protezione.

L’amianto veniva spesso lavorato a mani nude, non si usavano maschere filtranti e gli ambienti risultavano particolarmente polverosi a causa della volatilità del materiale.

I danni dell’amianto: decenni di ricerche hanno portato a conclusioni tragiche

Ma non solo: durante l’estrazione dalla miniera, durante il trasporto in azienda o durante la lavorazione degli scarti cementizi le particelle di amianto si disperdevano nell’atmosfera. Queste erano inoltre presenti sui vestiti degli operai, che quando tornavano alle proprie case le diffondevano ovunque.

Tali condizioni hanno provocato uno dei disastri ambientali più gravi della storia italiana, prima che la fabbrica fosse chiusa nel 1986, dopo ben 79 anni di attività lavorativa.

Allora prese avvio una lunga serie di processi ai danni del proprietario dell’azienda, che nel giugno di quest’anno è stato condannato in primo grado a 12 anni di reclusione e al pagamento di milioni e milioni di euro sotto forma di indennizzi e rimborsi per lo Stato e per le famiglie delle vittime coinvolte.

La dannosità dell’amianto è ormai conclamata, ma ci sono voluti decenni prima di giungere a questa conclusione. Solo nel 1992 l’uso di amianto è stato dichiarato illegale in Italia e solo nel 2005 tale divieto è stato ampliato a tutta l’Europa: molti danni, però, ormai erano già stati fatti e lo smaltimento dell’amianto crea problemi ancora oggi.

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