Case green, la direttiva Ue che sta animando il confronto tra Governi, Commissione e Parlamento Europeo, è già divenuta legge oppure no? Scopriamolo insieme
Non è più possibile rimandare: il 2030 è il termine entro cui l’Unione Europea intende abbassare del 55% le emissioni nocive nell’atmosfera, con uno sguardo mirato al 2050, anno in cui è stato fissato l’obiettivo “zero emissioni”. Per farlo, la direttiva “Case green” recentemente approvata è il punto di riferimento a cui i vari Governi facenti parte dell’Ue devono guardare per conoscere i comportamenti da adottare da oggi in avanti.
Ma cosa prevede, più nello specifico, la direttiva “Case green” approvata dal Parlamento Europeo il 14 febbraio scorso, e solamente cinque giorni prima dalla Commissione Europea? Soprattutto, quali sono le scadenze da tenere a mente in vista dell’obiettivo zero emissioni che l’Europa intende raggiungere entro il 2050?
Approvata da Commissione e Parlamento Europei, rispettivamente, il 9 e il 14 febbraio scorsi, la direttiva “Case green” non ha mancato di gettare nel panico moltissimi proprietari di abitazioni. È inevitabile, infatti, che determinati immobili arrivino a perdere di valore, essendo i costi per far sì che tali strutture rispecchino un certo criterio – in termini di classe energetica – parecchio elevati.
Andando al sodo, la direttiva Ue impone che tutti gli edifici privati vadano incontro ad opportune modifiche affinché, entro il 2030, ciascuno di essi si allinei alla classe energetica E. Nel giro di tre anni (2033), la classe energetica raggiunta dovrà obbligatoriamente essere la D. Essendo gli edifici “il settore più energivoro“, come spiegato dalla commissaria per l’Energia Ue Kadri Simson, l’esigenza di adeguarli entro tempistiche stringenti si sta facendo sempre più impellente.
L’altro aspetto che occorre approfondire, a questo punto, riguarda proprio la validità o meno del provvedimento preso dall’Ue sul suolo italiano. La direttiva è già legge, o ci è rimasto ancora qualche altro anno per adeguare i nostri edifici alle richieste dell’Europa?
Dopo l’approvazione da parte di Commissione e Parlamento Europei, sarà necessario un lungo iter affinché questi organi giungano ad accordarsi con i vari Governi che aderiscono all’Ue. La direttiva, pertanto, non è ancora divenuta legge sul suolo italiano. I deputati dell’Unione Europea, nello specifico, saranno chiamati a valutare slittamenti, deroghe o eventuali modifiche a fronte della situazione particolare di ciascuno Stato.
Ciò nonostante, il nocciolo della direttiva sembrerebbe essere stato stabilito senza alcuna possibilità di negoziazioni. Entro il 2025, i Governi dovranno aver definito le linee guida e i provvedimenti attraverso cui adeguare edifici – pubblici e privati – alla norma.
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