Con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti, l’Eurocamera ha detto sì al programma di case green. I commenti del Ministro
L’efficientamento energetico è stato alla base dei miliardi di euro investiti in Superbonus. Le case devono essere il più possibile green. Dunque il minor impatto ambientale si può mettere in atto grazie a degli interventi strutturali, come la coimbentazione, il rinnovo di elettrodomestici e caldaia, ed anche l’utilizzo di energia puramente alternativa. È questa la finalità unica che l’Europa vede per i decenni a venire. La stretta temporale sull’approvazione senza dubbio viene da un 2022 colmo di emegenze energetiche e dalla difficoltà di affrancamento dall’energia russa.
Ciò che maggiormente spacca il Parlamento europeo non sono i principi base della transizione ecologica, ma le modalità ed i tempi di attuazione. Si ricordi il voltafaccia dell’Italia – conseguente al cambio di esecutivo – sull’abolizione delle auto a benzina e diesel dal 2035. Ed ora si replica. Le case green dovrebbero arrivare, ma non con il sostegno di tutto il Parlamento.
Case green, l’approvazione all’Eurocamera
343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti. Questi i risultati della votazione che ha visto protagonisti i deputati dell’Eurocamera negli scorsi giorni. Ed anche se non così spiccata, la maggioranza per le case green è stata raggiunta. Ora manca il negoziato finale tra il Consiglio Ue ed esecutivo europeo prima di tornare in Plenaria. Qual è l’oggetto del testo? Se dovesse essere varata, la direttiva europea imporrebbe a tutti gli Stati membri di attuare una transizione verso le case green nel giro di poco tempo. Per il 2028 tutti gli edifici pubblici e commerciali oltre una certa metratura dovranno essere alimentati esclusivamente con energia rinnovabile, ovvero tramite tecnologie solari autonome. Gli edifici pubblici nuovi dovranno raggiungere il traguardo di emissioni zero al 2026. Mentre tutti gli edifici residenziali si dovranno adeguare al massimo entro il 2033.
Le polemiche del Ministro Pichetto
Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto ha immediatamente espresso il suo parere contrario alla direttiva commentando: “Il documento approvato è insoddisfacente per l’Italia. Continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale. Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane. Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”.