Il periodo delle castagne è arrivato. Un frutto da utilizzare per molte preparazioni culinari. Ma attenzioni a quelle tossiche
Novembre è il periodo delle castagne. Un frutto ottimo da usare per tantissimi piatti della tradizione: dalle minestre, alle paste, passando per gli arrosti passando e i buonissimi dolci. Queste sono alimenti molto energetici e venivano utilizzate soprattutto per recuperare le energie dopo una lunga giornata di lavoro.
Le castagne poi sono facilmente reperibili nei supermercati o, per gli appassionati, si possono raccogliere sotto i castagni. Quest’ultima opzione, però, richiede moltissima attenzione visto che durante la raccolta si possono prendere le cosiddette castagne matte. Questi non sono altro che frutti tossici che vengono confusi e scambiati con quelle commestibili. Ma non bisogna avere paura perché un modo per riconoscerle e evitare inutili rischi.
Come riconoscere le castagne commestibili da quelle tossiche
Il primo passo del riconoscimento parte dall’involucro in cui le castagne sono contenute. Quelle matte, infatti, hanno una capsula ricoperta da aculei non pungenti e, normalmente, contiene una singola castagna. Quelle commestibili, invece, oltre ad avere dimensioni più piccole sono a gruppi di due o tre e sono protette dal classico riccio spinoso e pungente. Ma le differenze non si fermano al frutto, ma anche sulle piante.
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Gli alberi che producono le castagne matte sono gli ippocastani. Questi sono estremamente diffusi nei centri abitati e nei parchi. Altra caratteristica è data dalle foglie che sono più piccole e di forma ovale. Caratteristiche che danno all’intera foglia l’aspetto palmato. I castagni, invece, sono molto diffusi nei boschi e nelle foreste e hanno le foglie più semplici e allungate.
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A prescindere se si decida di prendere le castagne al supermercato o tra i boschi, è fondamentale sceglierle in maniera accurata. L’esterno deve essere molto sodo e il guscio non deve rompersi con la pressione delle dita. Ma soprattutto bisogna evitare quelle ammuffite e quelle attaccate dalle larve. Le prime si riconoscono dalla buccia il cui colore non deve essere più scuro e non deve perdere la sua tipica lucentezza. La polpa all’interno, poi, risulta annerita. Le seconde, altresì, sono contrassegnate da un foro sulla superficie e, di solito, dai resti della polpa macinata.