Due crolli sono avvenuti nei giorni scorsi sul Cervino, vetta delle Alpi Centrali: una circostanza che ha costretto le guide a sospendere le salite.
Le alte temperature degli ultimi tempi, provocate dal cambiamento climatico a livello globale, stanno provocando numerosi effetti dannosi alla salute dell’ambiente che inevitabilmente si ripercuotono sulla popolazione.
Proprio nei giorni scorsi, l’innalzamento delle temperature ha provocato due crolli in rapida successione sul Cervino, tra le cime più alte delle Alpi e del nostro Paese. Le frane, fortunatamente, non hanno provocato vittime o feriti, ma testimoniano ancora una volta quanto sta accadendo a livello mondiale per via dei cambiamenti climatici.
Nella mattinata di domenica 10 settembre si sono registrati due crolli sul Cervino, vetta situata nelle Alpi Centrali, al confine tra Italia e Svizzera. Il primo è avvenuto lungo la parete sud, sul versante italiano della cima, dove si è staccata una valanga di rocce.
Dopo la frana, si è alzata una nube di polvere che le guide alpine hanno visto distintamente da Cervinia, nota località sciistica nel comune di Valtournenche, in Valle d’Aosta. Il secondo crollo, secondo quanto riportano i colleghi di Rai News, è stato registrato qualche ora più tardi sul versante svizzero della montagna, nell’area della Cresta di Zmutt.
Fortunatamente, in entrambi i casi non vi sono stati danni a cose o persone, ma considerata quanto accaduto, in via del tutto precauzionale, sono state sospese sino al giorno successivo le salite sulla cima. Una decisione che potrebbe essere prorogata anche nei giorni a seguire dato che le guide alpine e gli esperti stanno monitorando la situazione con molta attenzione.
Quanto avvenuto domenica non era del tutto inaspettato, già nei mesi scorsi si era parlato del rischio di eventuali crolli sul Cervino, visto l’innalzamento delle temperature, salite ben oltre le medie stagionali, a causa dei cambiamenti climatici. Basti pensare che lo zero termico, ossia l’altitudine a cui si raggiungono gli zero gradi, in Valle d’Aosta è salito ad una quota compresa tra i 4.300 e i 4.800 metri. Tutto questo provoca l’assenza di rigelo notturno e l’acqua attraversa le rocce provocando frane e distacchi.
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