La leggenda metropolitana che voleva la crescita di frutta e verdura gigante (con un tocco di ilarità) nelle zone invase dal nucleare è stata smentita dai fatti. Chernobyl è un teatro di morte e desolazione, lo è da oltre 24 anni a questa parte. Se ben ricorderete, il 26 aprile 1986 l’esplosione di un reattore nucleare nella centrale ucraina provocò un disastro umanitario e non di dimensioni epocali. Le radiazioni hanno lasciato una scia di disperazione: mutazioni genetiche, tumori, malformazioni, morte. Nemmeno l’erba cresce più in quel di Chernobyl, e gli animali riportano ancora le conseguenze di questa tragedia.
Non si capisce esattamente quale sia la causa che determina la mancanza di vegetazione rigogliosa. Tanto più, non si sa ancora quando Chernobyl riuscirà a riprendersi una volta per tutte. Fino adesso i ricercatori che hanno potuto studiare i risultati della contaminazione da radiazioni sulla natura, hanno evidenziato che queste hanno “un impatto significativo” sugli animali sopravvissuti e alle loro generazioni, e che “questi effetti nocivi delle radiazioni sono talmente grande da essere schiaccianti“.
In particolare, hanno osservato alcune specie di uccelli per rendersi conto di quanto queste parole siano vere. Ci sono delle rondini che riportano tumori alle zampe, al collo e agli occhi. Del resto, la rondine è un uccello migratore, per cui lo stress ambientale cui è sottoposta amplifica l’insorgere di problemi. Insomma, l’energia nucleare, sebbene molti la identificano come l’unica possibilità per sopperire ai problemi energetici globali, non è assolutamente da sottovalutare. Chernobyl insegna. Speriamo che il futuro sia veramente racchiuso nel potenziamento delle energie pulite.
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