Un oggetto quotidiano come la forchetta spesso non fa riflettere sulle sue origini. Che sono molto antiche e legate a vicende singolari
La forchetta è un oggetto di utilizzo quotidiano per l’alimentazione nostrana. Serve ad infilzare cibi solidi per portarli alla bocca senza aiuto di altri oggetti o di mani. È composta solitamente da quattro rebbi. Il materiale più comune è l’acciaio inossidabile. In passato poteva anche essere prodotta in argento, come nelle occasioni particolari o nelle case nobiliari, in ottone, in rame, e talvolta anche in legno. La forchetta è presente nella cultura occidentale e Mediorientale. L’Asia predilige bacchette e cucchiaio.
Nonostante ciò, le forchette più datate sono state ritrovate in delle tombe cinesi, composte in osso. Molto probabilmente la forchetta è datata in Occidente intorno al quarto secolo dopo Cristo. L’origine dovrebbe essere serba o bizantina. Gli antichi romani, per non sporcarsi le dita, usavano dei ditali in metallo per mangiare. Piano piano anche l’utilizzo della forchetta venne inserito a tavola.
Gli antenati della forchetta così come la conosciamo sono dei punteruoli a due punte usate per mangiare i datteri. Ed anche un modello simile, consigliato nel Regno di Napoli nel Quattordicesimo secolo per mangiare la pasta, alimento caldo e piuttosto scivoloso. Esistono diverse tipologie di forchette nel presente. Nella tipologia di galateo attuale, la forchetta con tre rebbi è utilizzata per il servizio. Quella da lumaca è molto più piccola e sottile, per entrare nel guscio e tirare fuori la carne del mollusco di terra. La forchetta da fonduta ha solo due rebbi, ed è piuttosto lunga, per poter raccogliere i pezzi di pane o di carne immersi nella fonduta di formaggio bollente. Il modello per mangiare i crostacei è molto corto ed incurvato, per adattarlo all’utilizzo per cui è stato progettato.
Le prime forchette avevano tre rebbi. Non erano state accolte con plauso dalla Chiesa Cattolica, dato che somigliavano al forcone a tre punte con cui generalmente veniva ritratto in maniera popolare il diavolo. Al punto che – come racconta la storica ed accademica Chiara Frugoni – la triste sorte della principessa bizantina Teodora, andata in sposa al doge di Venezia, e morta molto giovane a causa di una malattia che le ha mandato in cancrena gli arti, è stata vista da San Pier Damiani come giusta punizione divina. Dato che la principessa aveva delle abitudini alimentari per cui si faceva spezzettare il cibo in parti molto piccole e lo mangiava con la forchetta. La Chiesa Cattolica etichettava questo strumento per il cibo come segno di mollezza e uso del diavolo.
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