Trovati resti di un ominide di 300.000 anni all’interno della grotta di Hualong, nella provincia cinese di Anhui. Diversi da qualunque altro tipo di fossile mai studiato prima. Gli aggiornamenti.
Quella che arriva direttamente dalla provincia cinese di Anhui, nella parte orientale del Paese, è una notizia che parrebbe destinata a fornire nuovo materiale di studio alla paleontologia. Presso la grotta di Hualong, nella fattispecie, un team di studiosi è giunto ad una scoperta straordinaria: i resti di un ominide vissuto ben 300.000 anni fa, ed il cui scheletro presenterebbe caratteristiche e peculiarità mai emerse finora.
A diffondere la notizia ha contribuito la rivista Journal of Human Evolution, nella quale sono stati pubblicati i risultati della ricerca recentemente condotta a riguardo. Quanto osservato all’interno della grotta in Cina avrebbe già aperto la strada a nuovi, rivoluzionari studi che abbiano come scopo quello di tracciare la linea evolutiva dell’umanità.
Sembrerebbe, da alcune particolarità riscontrate a livello mandibolare, che sia emersa “una combinazione di caratteristiche mai riscontrate prima“. I resti fossili rinvenuti in Cina, che ad oggi possiedono la sigla identificativa “HDL 6”, sono passati al vaglio di scienziati, ricercatori e paleontologi di tutto il mondo, che si stanno tuttora adoperando per svelarne il mistero.
La paleontologia – ovvero quella branca scientifica che analizza l’evoluzione degli esseri viventi e dei loro habitat – continua a compiere dei giganteschi passi avanti. Dopo esser riuscita ad illustrare in che modo gli uomini di Neanderthal comunicassero tra loro, tale disciplina è recentemente stata in grado di trarre importantissime conclusioni rispetto ai nostri antenati preistorici. In che modo? Grazie alla scoperta di resti fossili umani nella provincia cinese di Anhui.
All’interno della grotta di Hualong, nella fattispecie, un team di ricercatori ha da poco scovato lo scheletro di un ominide di circa 300.000 anni, nonché ulteriori resti fossili che si pensa provengano dai suoi stessi antenati. Tali resti, come annunciato alla rivista Journal of Human Evolution, sarebbero completamente distanti rispetto a quanto finora osservato in precedenti studi.
Tra le peculiarità che distinguono lo scheletro rinvenuto nella grotta si annoverano la particolare conformazione della mandibola – che ha permesso di ricostruire l’età dell’ominide (all’incirca 12/13 anni) – e soprattutto l’assenza del mento. Questi dati, come spiegato dai ricercatori, consentono di affermare con certezza che la grotta di Hualong “è mescolata da ominidi di vari periodi“, e che alcuni di questi possono essere considerati dei veri e propri “ibridi“.
I resti fossili denominati HDL 6, nello specifico, apparterebbero ad un individuo assolutamente atipico e a sé, specie se confrontato con i resti fossili di ominidi moderni, coi quali presenterebbe pochissimi punti in comune. “È probabile che durante questo periodo coesistessero diversi lignaggi o taxa di ominidi” è quanto si legge nel Journal of Human Evolution.
Nonostante nell’articolo si puntualizzi che “dettagliati confronti e descrizioni della mandibola non siano ancora stati condotti“, è probabile che i paleontologi si stiano trovando di fronte ad un ominide con caratteristiche ibride, i cui tratti non sono ricollegabili a quanto finora studiato o emerso in precedenti scavi. Ma qual è, andando nello specifico, il vero significato che dobbiamo attribuire a questa incredibile scoperta?
Come interpretare quanto recentemente scoperto in un’area di scavo presso la grotta cinese di Hualong? Stando a quanto emerso nel Journal of Human Evolution, il giovane di 12/13 anni di cui sono stati rinvenuti i resti presenterebbe caratteristiche che lo avvicinano “agli ominidi del tardo Pleistocene“, e che ricordano persino “la recente morfologia umana moderna“.
Il fatto che si combinino “fattori arcaici e fattori moderni” farebbe sì che HLD 6 si differenzi da tutti gli altri esseri viventi che fanno capo al genere Homo. Un qualcosa di mai studiato e mai osservato, insomma, e che gli studiosi che si sono approcciati alla materia non hanno mancato di definire come “inaspettato“.
Dalle ricerche finora condotte, l’unica conclusione che si può tentare di formulare è che resti simili siano la testimonianza di diversi “lignaggi o taxa” di ominidi, le cui caratteristiche sono solamente in parte simili a quelle degli antenati dell’Homo Sapiens.
La scoperta del fossile di HLD 6 – assieme a molte altre che non mancano di aggiungere sconvolgenti dettagli alla storia dei nostri antenati – non ha certamente cessato di dare i suoi frutti. Si attendono, infatti, nuove e sempre più approfondite analisi che portino alla luce ulteriori dati.
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