Rispettare l’ambiente è un impegno concreto e necessario per molti, ma in alcuni casi c’è anche chi finisce nella lista nera della (non) sostenibilità.
Ogni anno Legambiente si occupa di stilare la classifica delle città, degli enti e delle regioni più impegnate nel contrastare la crisi climatica e lo spopolamento delle aree montane dell’arco alpino. Per farlo vengono promosse iniziative volte a incentivare il turismo consapevole, così come a contrastare quello indiscriminato. Un esempio concreto è la scelta della provincia autonoma di Bolzano di contingentare i posti letto da dedicare al turismo.
Per il 2023 il Piemonte si è guadagnato il primo posto tra i virtuosi, ma a fargli da controparte vi è un’azienda faunistica anch’essa piemontese che invece è salita sul podio in qualità di prima delle bandiere nere di Legambiente. Oltre ad assegnare riconoscimenti alle città più green, infatti, Legambiente compila anche una lista nera delle realtà meno sostenibili e meno impegnate rispetto alla questione climatica.
Lista nera di Legambiente: 11 città italiane non si preoccupano della questione ambientale
Per il 2023 sono 11 le città bocciate, 9 delle quali si trovano in montagna. Ecco di seguito la lista delle 9 bandiere nere assegnate da Legambiente alle città montane per il 2023:
- azienda La Bianca in Piemonte,
- giunta regionale della Valle d’Aosta,
- giunta regionale della Lombardia,
- giunta regionale del Veneto,
- giunta comunale di Trento,
- provincia di Bolzano in Alto Adige,
- Friuli Venezia Giulia,
- Comitato Organizzatore della Tappa del Giro d’Italia Tarvisio,
- giunta regionale del Friuli Venezia Giulia.
Cosa significa far parte di questa classifica? Essa elenca in particolare tutti gli enti che non si sono distinti nel combattere la crisi climatica e lo spopolamento delle aree montane in Italia. Sono dunque la cartina tornasole di una mentalità ancora profondamente radicata sia in Italia che nel resto del mondo. Quella secondo la quale la crisi climatica, il surriscaldamento globale e i disastri ambientali non siano reali, ma anzi vengano usati come scusa per disinformare le persone.
La questione climatica non si può più ignorare: i segnali sono tantissimi
La verità, purtroppo, è ben diversa: come dimostrano gli esperti climatici, infatti, la situazione di emergenza del nostro pianeta è più che reale. Ne sono prova ad esempio l’innalzamento della temperatura dei mari, in particolare del Mediterraneo, dove oltre 30 specie ittiche sono a rischio di estinzione. Ma anche l’abbassamento dei livelli di riserve di acqua dolce, così come i report sui disastri ambientali che potrebbero essere arrivati al punto critico.
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