Clima: gli animali che indicano i cambiamenti

In natura sono presenti delle specie che riescono a fornire informazioni importanti sul cambiamento climatico e sull’inquinamento: chi sono i bioindicatori.

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Rana pagliaccio (Foto da Canva) – Ecoo.it

Esistono degli animali che più di altri indicano le variazioni dell’ecosistema. Questo favorirebbe gli esperti che riescono a fare studi e capire gli effetti del cambiamento climatico e dell’inquinamento. Oggi vi parleremo di alcune specie indicatrici o bioindicatori, ma cosa significa?

È un organismo che riesce perfettamente a riflettere le condizioni in cui si trova, nello specifico il suo habitat. Questi possono cambiare comportamento, ma si potrebbe anche registrare una riduzione della loro popolazione dando indicazioni su quelli che sono i cambiamenti climatici. Ma quali sono queste specie?

Bioindicatori, gli animali che danno indicazioni sul cambiamento climatico

Purtroppo gli effetti del cambiamento climatico hanno interessato anche il regno animale con gravi danni alla fauna selvatica. Alcune specie riescono a fornire delle indicazioni specifiche su quanto sta accadendo, parliamo delle specie note come indicatrici o bioindicatori. Di seguito alcuni esempi.

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Pica americano (Foto da Canva) – Ecoo.it

Il primo animale a rientrare in questo particolare gruppo è la rana pagliaccio. Queste sono considerate come specie indicatrici in quanto riescono ad avvertire maggiormente i cambiamenti ambientali, un che oltre a favorire la loro tutela, permetterà di tenere sotto controllo anche la salute dei loro habitat.

Il gambero d’acqua dolce, noto anche come gambero di fiume, è un’altra specie che potrebbe dire molto agli scienziati: questo animale potrebbe fornire dati importanti sulla qualità dell’acqua essendo in grado di rilevare l’innalzamento del livello o i cambiamenti della temperatura. I pica americani, sono largamente diffusi tra le montagne dell’America occidentale, la loro peculiarità sta proprio nel fatto che sono molto suscettibili a ogni tipo di cambiamento tanto che la loro popolazione si è ridotta alle basse altitudini, circostanza che ha fatto intuire come il clima si stesse surriscaldando in quelle aree. I falchi pellegrini si rivelano particolarmente utili, perché sono in grado di scovare la presenza dei pesticidi, il motivo è semplice un prodotto come il DDT, rende molto meno spessi i gusci delle loro uova!

Gli anfibi ad esempio, grazie alla loro pelle permeabile riescono a dire molto sui livelli di inquinamento delle zone in cui vivono: queste specie riescono ad assorbire sia le tossine, ma anche l’ossigeno risultando sensibili ai cambiamenti della qualità dell’aria, ma anche dell’acqua. Purtroppo, però, a causa dell’inquinamento e dei pesticidi, molte di queste specie hanno subito dei danni, come ad esempio malformazioni alle zampe.

Un’altra specie considerata importante da questo punto di vista è l’allocco macchiato: il volatile è utile per monitorare lo stato di salute delle foreste, dato che è solito costruire i propri nidi su vecchi alberi o sulle cime di quelli spezzati, luoghi che si trovano, appunto in questi luoghi. A causa, però, del disboscamento si è registrato un calo della loro popolazione, circostanza che indica come le foreste stiano lentamente sparendo.

L’importanza di questi animali

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Gambero d’acqua dolce (Foto da Canva) – Ecoo.it

Come spiegato in precedenza, i bioindicatori sono specie fondamentali per gli scienziati e gli esperti del settore. Come riporta il sito di National Geographic, i ricercatori andando a monitorare questi animali possono avere informazioni fondamentali sugli ecosistemi senza dover impiegare strumenti particolari o analisi di settore. Non solo: la raccolta dati può essere importante per rintracciare soluzioni o politiche utili a tutelare o intervenire sul determinato ecosistema.