Il colore degli oceani non è più lo stesso e la colpa è dell’uomo

Uno studio pubblicato su nature parla del cambiamento degli oceani maturato negli ultimi 20 anni. Il risultato è disastroso, partiamo dal colore delle acque.

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Tartaruga – foto da pixabay – ecoo.it

Alcune istituzioni statunitensi e altri studiosi del Regno Unito (Massachusetts Institute of Technology, National Oceanography Center) in collaborazione con la NASA hanno maturato una ricerca, pubblicata recentemente sulla rivista Nature, che parla dello stato degli Oceani e del loro cambiamento nel corso degli ultimi 20 anni. Il focus è stato posto dagli scienziati sull’impatto che le azioni umane hanno avuto sullo stato di salute e sul colore delle acque salmastre.

I risultati dello studio sono degni di nota soprattutto se si pensa che un progressivo cambiamento di colore ha interessato oltre il 56% della superficie oceanica complessiva, maggiore dell’area occupata dalla terraferma. In particolare le zone tropicali prossime all’equatore sono diventate più verdi negli ultimi due decenni. La ragione è imputabile all’anomala crescita delle alghe sottomarine causata dalle temperature estreme.

Il colore degli oceani è sempre più strano: ragioni e conseguenze di un processo irreversibile

Che la colorazione della superficie oceanica vari è fenomeno naturale, non lo è il grado e la velocità del cambiamento registrato e testimoniato dallo studio. Gli studiosi additano la responsabilità di questi cambiamenti cromatici a delle mutazioni negli ecosistemi oceanici superficiali (crescita delle alghe e conseguente affluenza di specie animali) innescate dalla crisi antropica del clima.

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Alghe – foto da pixabay – ecoo.it

La brillantezza del verde sarebbe causata dalla clorofilla utile al fitoplancton per trattenere l’anidride carbonica dispersa in aria e convertirla in zuccheri. Il fitoplancton assieme a numerosi altri organismi fotosintetici come alghe unicellulari e cianobatteri, sono i viventi ad essere aumentati considerevolmente. Ciò significa che l’incremento riguarda flora e fauna vivente entro i primi 100 metri di profondità oceanica.

Gli strumenti utilizzati per la missione: dallo spettro luminoso ai satelliti

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Isola – foto da pixabay – ecoo.it

E’ dal 2019 che S. Dutkiewicz, coautrice dello studio, raccoglie foto satellitari sui cambiamenti delle percentuali di clorofilla presenti negli oceani. I risultati dello studio testimoniano dei cambiamenti non ascrivibili alla naturale evoluzione degli ecosistemi oceanici. Nella ricerca gli scienziati del MIT hanno analizzato tutti i colori registrati dallo spettro attraverso il Moderate Resolution Imaging Specroradiometer (Modis) situato a bordo del satellite Aqua, della NASA. Gli oceani stanno cambiando, ben al di là della naturale evoluzione dell’ecosistema marino.

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