Il colore verde è associato alle tematiche ambientali, ma è davvero così green? Spunta un retroscena inaspettato su questa nuance da sempre associata al mondo eco.
Quando si pensa alla sostenibilità spesso la si associa al colore verde. Molti progetti a tema green sono contraddistinti da questo colore, declinato in innumerevoli sfumature.
Sicuramente questo è legato al fatto che il verde è il colore della natura: da quello bosco, a quello marino, a quello pisello, tutte le sue declinazioni ricordano il mondo vegetale. Portatore di significati e simbologie profonde, tuttavia in realtà non sarebbe alla fine così tanto green. Ecco il motivo.
Il colore verde non è così green: il motivo
Colore spesso in cima alla lista dei preferiti, il verde cela al suo interno molte simbologie. Tra queste in primo luogo l’abbondanza e il fluire della vita. Tonalità associata al quarto chakra, è legato inoltre all’amore incondizionato, alla speranza e ai sentimenti più nobili. A tutto questo si aggiunge il potere rilassante di questo colore, grazie a cui ristabilire l’equilibrio nella propria vita.
Inoltre il verde è associato alla sostenibilità in quanto domina l’universo della natura. Ma se spesso è considerato il timbro dell’ecologia, in realtà non è così tanto green: questo avviene per il fatto che i pigmenti usati per crealo da sempre sono piuttosto ardui da sintetizzare. Proprio per questo capita che le diverse tonalità verdi siano create con sostanze chimiche.
Il verde e la difficoltà di riprodurre le sue tonalità: una soluzione più sostenibile
Per invertire la rotta è rendere il verde in linea con il suo messaggio da sempre tinto dalla sostenibilità, è possibile mettere in campo delle soluzioni. Tra queste dare vita a coloranti verdi creati ricorrendo a fondi naturali, tra cui per esempio menta, erba, mughetto e matcha.
In questo modo i suoi pigmenti prendono forma grazie a opzioni naturali, dicendo addio a quelli più impattanti e pericolose. Per esempio nell’Ottocento era creato con l’arsenico, all’epoca considerato innocuo, poi successivamente vietato in quanto tossico per l’uomo. A pagarne le conseguenze è stato Napoleone Bonaparte che si ipotizza sia deceduto per via di un’intossicazione insorta nella sua abitazione durante il suo esilio nell’Isola di Sant’Elena, dove le pareti era colorate niente meno che da una tappezzeria verde.