Come coltivare e prendersi cura dell’aloe vera? Partiamo da un punto chiave: è una pianta resistente che non ha bisogno di troppe cure, ma occorre fare attenzione ai passaggi per la coltivazione in modo da ottenere il massimo risultato e poter usare le sue preziosissime foglie. Il terreno ideale si ricava con terriccio misto a sabbia, ma se si coltiva in vaso, al fine di preservare il corretto drenaggio, occorre usare un piccolo trucco che vi sveleremo tra poche righe. L’aloe vera ama il sole e il caldo, quindi l’esposizione giusta è da ritenersi fondamentale per garantirne la crescita e la riproduzione. È inoltre una pianta che non necessita di essere innaffiata spesso, dal momento che non teme siccità, e le foglie vanno tagliate sempre dal basso. Le varietà più diffuse, l’aloe vera (Barbadensis) e l’aloe Arborescens, sono note per le loro proprietà (hanno una diversa concentrazione di principi attivi) ma come riconoscerle? Le due specie si differenziano anzitutto per l’infiorescenza: la prima restituisce fiori di colore giallo, la seconda di colore rosso. Quest’ultima, nonostante abbia maggiori concentrazioni di principi attivi e quindi di proprietà terapeutiche rispetto alla prima, è meno usata. Il motivo? Ha una minore resa in termini di produzione, cosa che ne aumenta decisamente il costo.
Di seguito tutti gli argomenti di cui ci occuperemo nel corso del presente articolo sull’aloe vera:
Coltivare aloe vera in casa non è affatto difficile, e si può scegliere tra coltivazione in piena terra (ad esempio in giardino) oppure in vaso. il modo ottimale è senza dubbio il primo, ma talvolta il clima non si presta a questo e, causa temperature troppo rigide, occorre virare sulla coltivazione in un grande vaso da sistemare al riparo dal freddo. Una delle principali differenze tra questi due tipi di coltivazione riguarda la posizione: in piena terra, infatti, non sarà possibile spostare la pianta per “aggiustare il tiro” cambiando esposizione, quindi occorrerà prestare maggiore attenzione alla scelta del sito in cui farla crescere.
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Qual è il terreno giusto per l’aloe vera? L’ideale è usare un mix di terriccio universale e sabbia e, se si tratta di coltivazione in vaso, occorrerà un piccolo ma preziosissimo accorgimento per favorire il corretto drenaggio. Il segreto, in tal caso, è l’aggiunta di piccoli sassi o semplice ghiaia da mescolare alla terra. Potete anche optare per una mescola con pomice. Consigliamo le seguenti proporzioni: 3 parti di sabbia e una di terriccio.
Iniziamo col dire che l’aloe vera gradisce l’esposizione diretta al sole ma, nonostante non tema la siccità, mai esagerare. Se si coltiva in vaso, bisogna scegliere una stanza luminosa, preferibilmente esposta a Sud, tenendo conto che questa pianta ama molto il calore ma un clima troppo torrido potrebbe portare a danni compromettenti per la sua corretta riproduzione. Meglio scegliere una zona a temperatura equilibrata, mite e senza sbalzi termici importanti.
La moltiplicazione dell’aloe avviene per talea, si rinvasa in primavera, quindi ogni anno, avendo cura di aumentare sempre le dimensioni del vaso stesso. Il taglio delle foglie di aloe va effettuato esclusivamente su quelle inferiori, cioè su quelle più prossime alla base della pianta (sono le più vecchie e ricche di principi attivi). Per procedere, occorrono un coltello affilato o un buon paio di forbici. Il segreto? Sterilizzare la lama per evitare di contaminare e infettare la pianta (cosa che ne comprometterebbe lo sviluppo ma anche la carica benefica del suo gel). Per avere nuove piante di aloe è sufficiente separare con attenzione le radici di quelle giovani dalla pianta madre, evitando di reciderle. Le nuove piante, da lasciare prima all’aria per 3/4 giorni, poi andranno rinvasate oppure posizionate direttamente a terra.
L’aloe non necessita di particolari cure sul fronte dell’irrigazione. È una pianta che tollera molto bene la siccità, è adatta da coltivare anche in zone aride. Non serve una annaffiatura quotidiana ed è sufficiente darle acqua ogni 15/20 giorni, avendo cura di non esagerare per evitare pericolosi ristagni nel sottovaso (quest’ultimo da evitare il più possibile, meglio senza). Una irrigazione eccessiva, infatti, rischia di rammollire le foglie e condannare a morte la pianta. Evitare di intervenire con l’irrigazione nelle ore più calde, preferendo sempre l’alba o la sera.
Dal punto di vista climatico, l’aloe vera non ha speranze di reggere a temperature sotto lo zero. Mai esporre la pianta a gelate, perché il clima ideale per la sua crescita è composto da valori che variano dai 18° ai 30°C, meglio se in ambienti non umidi. Tendenzialmente si osserva un sensibile deperimento già sotto i 5°C, con la classica colorazione marrone delle foglie.
La riproduzione dell’aloe vera avviene per talea dei polloni basali (piantine figlie) o per semina. Quest’ultima si effettua a marzo, mentre la moltiplicazione per talea d’estate. Si sconsiglia la talea delle foglie senza radici, poiché avrebbero vita breve. Una volta interrate, andranno bagnate il minimo indispensabile per non causare un iniziale stress idrico che potrebbe uccidere la pianta.
La raccolta dell’aloe va fatta a mano e con particolare attenzione, per non compromettere le delicate foglie. Una volta tagliate, occorre procedere all’eliminazione della corteccia e all’estrazione della preziosa polpa. Può essere raccolta 4 volte l’anno, mediamente 3/4 foglie da ciascuna pianta.
La concimazione (con fertilizzanti liquidi da diluire nell’acqua per l’annaffiatura) va fatta una volta al mese, a partire dalla primavera, per tutta l’estate. Quale concime scegliere? Meglio uno che contenga fosforo, azoto e potassio, ma anche ferro, rame, manganese e zinco.
L’aloe è una pianta che non richiede interventi di potatura. La sola azione da compiere è quella di “pulirla” dalle foglie che si trovano alla base, procedura che consente di liberarla dalla presenza di potenziali veicoli di malattie e parassiti.
L’aloe, come tutte le piante, può essere attaccata da parassiti e malattie. È necessario stare molto attenti ai sintomi, come la presenza di una patina bianca sulle foglie da curare con zolfo ramato) che è una condizione nota come “mal bianco”, o la presenza di cocciniglie. Attenzione proprio alla pigmentazione: se le foglie appaiono marroni o ingiallite, potrebbe essere in corso un attacco da parte di acari. In tal caso occorre tentare un primo intervento con l’incremento dell’umidità nell’habitat della pianta. Ma se il problema persiste, è bene ricorrere a un prodotto specifico. In questo modo si potrà riparare e preservare questa miracolosa fonte di benessere.
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