Come coltivare il finocchietto selvatico: guida pratica e consigli

Pianta tipica del Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Apiaceae, il finocchietto selvatico è conosciuto e usato fin dall’antichità per le sue capacità aromatiche. Inserito in tantissime ricette della grande tradizione, restituisce una nota di sapore inconfondibile e si caratterizza per essere interamente commestibile. Tutto, dai semi alle foglie, può essere usato in cucina (i primi per aromatizzare salsiccia, pane, carne, biscotti, le seconde, da consumare sempre fresche dopo la raccolta, per minestre, pesce, legumi, sughi e insalate miste). Una pianta molto simile è l’aneto, un’altra erba preziosa per deliziosi piatti. Il finocchietto si può facilmente coltivare in giardino o nel proprio orto, e grazie alla ridotta necessità di cure si presta anche ai pollici meno “verdi”. Cresce, spontaneo, rigoglioso e perenne con un clima mite, quindi per coltivarlo occorre ricordare che teme freddo e gelate. Occorre prestare attenzione all’esposizione e all’irrigazione, aspetti che tratteremo in questa guida pratica secondo il seguente percorso:

Finocchietto selvatico: coltivazione in piena terra o vaso

Si tratta di una pianta ombrellifera il cui nome scientifico è Foeniculum vulgare, facilissima da coltivare in piena terra e in vaso perché richiede pochissime cure. Nonostante questo, però, occorre fare attenzione ai passaggi da seguire per permettere al finocchietto selvatico di crescere in un habitat che sia il più naturale e adatto possibile, ricordando tutti i consigli per la coltivazione che vi proporremo nel corso di questa guida pratica.

Clima e terreno

Perché il finocchietto cresca nel modo ideale, bisogna fare attenzione al clima (predilige quello temperato-caldo). La cosa più importante da ricordare, al riguardo, è teme freddo e gelate invernali. Meglio evitare siti con temperature che scendono facilmente sotto lo zero, condizione che può portare alla morte della pianta. Tuttavia, scegliendo una posizione ben soleggiata e in terra altamente permeabile, può essere coltivato anche in zone con clima invernale rigido. Il terreno deve avere un buon drenaggio, molle e con una consistente presenza di sostanza organica. Per vaso o giardino con terra argillosa, si può correggere introducendo della ghiaia e della sabbia.

Esposizione

Il finocchietto selvatico richiede una buona esposizione alla luce del sole, ma, al tempo stesso, deve essere posizionato in un’area riparata dal troppo vento. Per consentire alla pianta la crescita ottimale, è bene proteggerla durante i mesi invernali con teli di tessuto non tessuto oppure, ove possibile, trasferirla in un luogo chiuso ma sempre correttamente illuminato dai raggi solari e “coccolato” dalla giusta esposizione al calore naturale.

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Semina

Anche la semina non richiede particolari fatiche. Prima di mettere a dimora il finocchietto, è bene lavorare il terreno con vangature profonde che restituiscano un drenaggio ottimale. Quando procedere? Il momento giusto per seminare è la primavera, anche se un semenzaio protetto consente di anticipare l’operazione a febbraio (piantando nei vasi per poi trapiantare intorno al mese di aprile). Come seminare? I semi vanno posizionati a un centimetro di profondità, (in orto o giardino si consiglia una distanza di almeno 80 centimetri tra una pianta e l’altra). Per moltiplicarla è meglio lasciare che il fiore vada a seme, molto semplice da far germogliare.

Irrigazione

La pianta del finocchietto richiede poca acqua, ma se il terreno si rivela eccessivamente arido occorre riparare immediatamente con l’irrigazione, in particolare durante l’estate, procedendo all’innaffiatura nelle ore serali o la mattina presto. In caso di prolungata scarsità di piogge, è meglio innaffiare almeno due volte al mese. 

Concimazione

Il compost maturo come concimazione organica naturale è ideale. Ogni anno bisogna rinnovare un po’ la sostanza organica con del concime, in dosi moderate, da zappettare al suolo tra l’autunno e l’inverno. La prima concimazione di fondo si fa al momento dell’impianto, poco prima della semina. 

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Raccolta

La raccolta del finocchietto è facilissima. Le foglie e le guaine si possono prelevare quando appaiono verdi e rigogliose, mentre le radici vanno estirpate tra la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno. I semi, invece, vanno raccolti quando pianta sarà secca (solitamente ad agosto). In caso contrario, procedendo alla raccolta dei semi quando la pianta è ancora viva occorre fare attenzione: disperdendosi sul terreno possono velocemente infestare le piante vicine.

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Parassiti e malattie

Come tutte le piante, anche il finocchietto può essere colpito da parassiti e malattie. Se si verifica un attacco di afidi, bisogna procedere subito al taglio delle parti interessate, per poi usare del macerato di ortica o di aglio come contrasto naturale. La pianta può sviluppare diverse patologie funginee, alcune delle quali hanno genesi dalla radice (come il marciume radicale e il marciume del colletto). Per prevenire e contrastare efficacemente questo eventuale problema, basta fare attenzione all’eccesso di umidità individuando prontamente dei pericolosi ristagni idrici.

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