Una nuova ricerca scientifica ha aperto un altro capitolo nella storia delle stelle morenti. Alcune attività anomale gettano una nuova luce sulle teorie.
Che l’universo sia una sorpresa senza fine è cosa nota. Soprattutto nell’ottica in cui l’essere umano, per quanto possa sforzarsi di elaborare delle tecnologie che a distanza possono osservare e comprendere i movimenti dei vari sistemi solari, si trova sempre troppo lontano. Le nuove sonde che viaggiano nello spazio autonomamente gli consentono di elaborare teorie ma non di sperimentare la cosiddetta prova empirica che fuga qualunque dubbio. Le tecnologie del futuro probabilmente potranno far arrivare delle piccole sonde anche nei lati più oscuri del sistema solare.
Tuttavia rimangono sempre delle tracce, e non delle testimonianze dirette. Tutto questo significare che ciò che viene teorizzato nel campo delle scienze astronomiche, può essere facilmente ribaltato da scoperte successive. Uno di questi casi potrebbe essere il fenomeno della morte di una stella. Classicamente questa teoria era stata elaborata da Robert Duncan e Christopher Thompson del 1992. Da lì è stato coniato il termine magnetar, una sintesi delle parole inglesi magnetic e Star. La cui traduzione significa letteralmente stella magnetica.
Quando una stella muore, si genera il collasso della parte più leggera, e dall’altra parte l’esplosione della supernova. In queste condizioni il campo magnetico della stella cresce a dismisura. Da qui il nome magnatar come stella magnetica. La vita della magnetar è piuttosto breve. Dopo circa 10mila anni i forti campi magnetici decadono e l’attività che emette raggi x cessa di esistere.
Per questo la recente scoperta sull’attività anomala della stella GPM J1839-10 lascia spiazzati gli studiosi. A quanto pare questa stella morta, o magnetar, emette numerose ed intense onde radio, e anche esplosioni di radiazioni di grande portata. Questo è un comportamento che gli studiosi non si attendevano da un magnetar.
A quanto pare la stella GPM J1839-10 non è al di sotto della sua linea di morte, ma è viva più che mai. Sono state registrate delle attività molto intense, in conseguenza alle quali ogni 22 minuti essa emette un impulso della durata di circa 300 secondi. Ormai sono già 33 anni che il magnetar ripete questo comportamento. Ciò che gli scienziati si chiedono è se le anomalie della Stella GPM J1839-10, siano un caso isolato o la punta dell’iceberg di nuove teorie sulle stelle morenti. A tale scopo il progetto è di ricercare comportamenti simili in altre stelle morte presenti nello spazio. Per ora si naviga ancora nel campo delle ipotesi, tuttavia l’attività di GPM J1839-10, posta a 15mila anni luce dalla Terra, può far sperare nell’elaborazione di nuove e solide teorie a stretto giro.
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