Il commercio d’avorio, oltre ad aver subito una pericolosa impennata, perde sempre i più i suoi confini tra legale e illegale. È quanto sta capitando in Cina, da sempre teatro di questo ambito materiale, particolarmente amato da collezionisti e investitori incuranti delle conseguenze di questa loro folle passione. A descrivere i terribili dati ci pensa l’IFAW, l’International Fund for Animal Welfare, l’associazione per la protezione degli animali che ha pubblicato una recente indagine proprio sui volumi di vendite e, più in generale, sull’andamento del mercato dell’avorio. I risultati, ve lo preannunciamo, sono da brividi.
Rispetto al 2010, purtroppo, nel 2011 sono stati venduti all’asta 11mila pezzi per un valore complessivo che supera i 95 milioni di dollari, una cifra impressionante e che raddoppia quella del 2010. Facendo un rapido confronto con il 2006, si può vedere che il prezzo dell’avorio è addirittura triplicato. I numeri sul sequestro di zanne sono altrettanto impressionanti, soprattutto considerando la proporzione di elefanti barbaramente torturati e uccisi per riuscire ad ottenerle. Si tratta, infatti, di 5259 zanne sequestrate dalle autorità, pari dunque almeno a 2629 elefanti uccisi. Come detto prima, il punto focale del mercato si colloca proprio in Cina: nell’area più orientale, dei 158 punti vendita controllati solo 57 erano regolari. Generalmente il rapporto tra i rivenditori legali e quelli illegali è di 6 a 1 (135 illegali contro 23 a norma di legge).
La maggior parte dell’avorio commercializzato e analizzato, infatti, era fuorilegge ma liberamente riciclato e portato nel mercato legale: dati che lasciano sgomenti soprattutto per la crescente domanda, sempre più presa dall’ebbrezza del proibito a tal punto da non rendersi conto dei danni ambientali che provocano con il loro comportamento. Inoltre, l’associazione IFAW ha riscontrato un abuso diffuso sul sistema di controllo del traffico di avorio, dove regna un lassismo impressionante che non fa ben sperare per la vita dei poveri elefanti. La violazione più comune riguarda il certificato che dovrebbero rendere rintracciabile ogni pezzo e certificarne la conformità alla vendita, mentre ora lo stesso certificato viene utilizzato per più prodotti, anche per quelli che non dovrebbero essere in commercio.
photo: brittanyhock
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