In un’epoca in cui il cambiamento climatico sta apportando grossi scompensi a livello mondiale e territoriale, i comportamenti green sono sempre più richiesti. Ma com’è messa l’Italia a livello di sostenibilità? Ecco le regioni meno green.
Il cambiamento climatico e il conseguente surriscaldamento globale stanno progredendo sempre di più, estendendosi a macchia d’olio in ogni parte del nostro pianeta. E’ stato più volte ribadito dalla comunità scientifica che la maggior parte delle emissioni di gas serra in grado di innalzare l’asticella dell’inquinamento ambientale sono dovute dalle azioni antropologiche.
In questo senso spetta dunque all’uomo cercare di rimediare attraverso i suoi comportamenti, adottando degli atteggiamenti più green e più sostenibili.
La sostenibilità, infatti, non è altro che la condizione di sviluppo del nostro pianeta tale da permetterci non soltanto di renderlo vivibile ora ma soprattutto per le generazioni future, aumentando così le possibilità di sopravvivenza della stessa specie umana.
Per quanto negli ultimi tempi si stia cercando di spingere a sensibilizzare gli individui verso comportamenti più responsabili e consapevoli, ciò è ancora lontano dall’essere applicato in molte realtà. L’Italia non è di certo immune: vediamo nel dettaglio come si comportano le regioni in ottica green.
Come la natura ci insegna, non esiste un solo ambito in cui essa si sviluppa. Sono tanti i settori e i campi che influiscono sull’ambiente e sul suo “stato di salute”, così come sono molti i comportamenti che l’uomo può adottare per migliorare la situazione eco-ambientale.
I rifiuti, gli sprechi energetici e alimentari, le risorse idriche e le emissioni di gas serra e CO2 sono tra i principali fattori che vanno ad intaccare sul benessere degli ecosistemi e dell’ambiente.
Proprio per questo motivo non solo l’Europa ma anche tutti gli altri Paesi del globo si sono attivati per lo sviluppo sostenibile attraverso degli obiettivi che sono racchiusi nell’Agenda 2030.
Questa relazione è stata sottoscritta nel 2015 da 193 Paesi delle Nazioni Unite, in cui sono descritti dei traguardi da raggiungere entro il limite del 2030 per permettere un cambio di passo dalla deriva anti-ambientale in cui il mondo sta sprofondando.
I settori di interesse di questa Agenda sono principalmente in ambito ambientale, economico e sociale. Anche l’Italia fa parte degli Stati membri che hanno aderito all’adesione di questo progetto sostenibile, ma i dati dimostrano che non sempre le aspettative o la teoria hanno gli stessi risultati nella pratica.
In questo senso, è anche vero che sia gli ambiti di applicazione che le regioni italiane sono variegati e differenti, per questo le analisi in merito saranno ugualmente articolate. In altri termini, non esiste una regione più o meno green delle altre in tutti i campi, ma ogni settore vede una o più regioni che agiscono secondo gli obiettivi mirati alla sostenibilità.
Stando ai dati Istat rilevati nel report annuale Noi Italia 2023, basato sui dati del 2021 e confrontati con gli anni passati, i temi più pressanti sono quelli che riguardano la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, e l’emissione di gas serra. In questo senso, la Calabria, il Molise e la Basilicata si dimostrano le prime in classifica per la produzione più bassa di rifiuti pro capite.
Allo stesso modo la regione che raggiunge le quote minime di smaltimento dei rifiuti in discarica è la Lombardia, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano e la Campania, anche se c’è da dire che nel primo caso il 38 % dei rifiuti urbani vengono smaltiti fuori regione.
In generale risulta che nel 2021 c’è un incremento della raccolta differenziata dei rifiuti nella maggior parte delle regioni, di cui dieci hanno raggiunto l’obiettivo del 65 % previsto dall’unione Europea. La prima è la Provincia autonoma di Trento, seguita a ruota da Veneto, Sardegna, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia, Bolzano, Umbria e Piemonte.
Per quanto riguarda le emissioni di gas serra la Campania si dimostra essere la più green con una percentuale di rilascio pro capite di 3,3 tonnellate, seguita dall’Abruzzo con sei tonnellate. A parità di confronto tra le zone meridionali e quelle settentrionali, le regioni del Nord raggiungono delle cifre di emissioni più consistenti di quelle del Sud.
Un altro aspetto riguarda le risorse idriche, dove in Puglia si registra il tasso più basso con 155 litri pro capite. A differenza della Lombardia in cui si registra il 15,6 % del totale nazionale di erogazione dell’acqua per uso potabile rappresentando così “la regione in cui si preleva il maggior volume di acqua per uso potabile”, seguita da Lazio e Campania.
I dati sono spesso altalenanti su base annuale, dunque alcune regioni possono variare di posto nel corso del tempo. Ma quali sono le regioni che invece stanno peggiorando nei comportamenti green?
Se da un lato alcune regioni sorridono in alcuni campi ambientali, dall’altro ce ne sono altre che nessuno immagina che vedono un peggioramento. In questo senso nel 2021 le tre Regioni con la produzione annua di rifiuti urbani pro capite più elevata sono l’Emilia Romagna, la Valle d’Aosta e la Toscana.
Sotto questo aspetto anche la percentuale di raccolta differenziata non va meglio, dove in Lombardia, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Bolzano non aumenta ma in alcuni casi resta uguale. In particolare la Valle d’Aosta raggiunge i 229 kg pro capite di rifiuti non recuperabili, pari ad una percentuale del 38 % contro al 19 % di quella della media italiana.
Per ciò che concerne lo smaltimento dei rifiuti in discarica nel 2021 il Molise, seguito dalla Sicilia e dalle Marche, è la regione con la percentuale più alta con il 90,4%. Ciò però è dovuto anche ai rifiuti extra regionali che nel caso del Molise ammontano a circa il 30 %.
Se con i rifiuti molte regioni non hanno ottenuto il semaforo verde sulla marcia verso gli obiettivi dell’Agenda 2030, non va meglio con le emissioni di gas serra.
Anche in questo caso la Valle d’Aosta si classifica al primo posto come regione più alta di emissioni di gas serra pro-capite. Questo, però, viene compensato dal fatto che la produzione pro capite di energia elettrica è data da centrali idroelettriche presenti sul territorio, dunque con fonti rinnovabili e sostenibili, rappresentando quasi cinque volte la media nazionale.
Per quanto riguarda l’erogazione dell’acqua per uso potabile, ancora una volta troviamo la Valle d’Aosta con dei livelli che superano il doppio della media italiana. In questo senso, le regioni del Nord, soprattutto della zona ovest, hanno un volume maggiore di erogazione di acqua pro capite rispetto alle Isole, che registrano i numeri minori.
Infine, per le perdite idriche le regioni del Centro e del Sud sono quelle dove si concentrano di più con in testa la Basilicata, l’Abruzzo, la Sicilia e la Sardegna. In generale, però, il campanello d’allarme per le perdite idriche scatta per la metà delle regioni italiane che messe, insieme, superano il livello nazionale. Inoltre le perdite d’acqua sono in continuo aumento, segnando una perdita ambientale allarmante.
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