Le insalate in busta, come d’altronde anche molti cibi pronti, sono piuttosto comode in cucina, ma siamo sicuri dei prodotti che stiamo comprando?
Molto spesso ci capita di comprare cibi pronti e frutta e verdura preconfezionate al supermercato. E la ragione è molto semplice: sono sicuramente prodotti pratici, semplici da preparare e spesso dai tempi di conservazione più lunghi. Quando torniamo a casa la sera dopo una giornata di lavoro, infatti, non abbiamo tutta questa voglia di metterci a cucinare e spesso optiamo per pasti sicuramente più veloci da approntare ma non sempre salutari.
Prendiamo l’esempio dell’insalata in busta. nei supermercati se ne trovano numerose tipologie a prezzi più o meno alti. Scegliamo dunque la nostra varietà di insalata preferita, torniamo a casa, apriamo la busta e poi la buttiamo. Già questo gesto che compiamo in automatico mette in evidenza una prima problematica connessa al consumo di insalata confezionata: l’uso abbondante di plastica monouso che comporta.
Insalata in busta e prodotti preconfezionati: comportano sprechi da numerosi punti di vista
Nonostante le leggi europee che mirano a ridurne l’uso, per i prodotti in busta spesso si fanno eccezioni sull’utilizzo di plastica. Ma non solo, poiché le insalate in busta e molti prodotti vegetali preconfezionati comportando anche altri problemi, ad esempio i costi elevati oppure la perdita di nutrienti durante le fasi di produzione e confezionamento.
I numerosi lavaggi subiti da questi alimenti, nonché il ricorso alle atmosfere controllare per prolungare la durata dei prodotti, comportano una perdita di nutrienti, in termini di vitamine e minerali.
Il lavaggio industriale, infatti, risulta molto più aggressivo di un semplice lavaggio domestico e il rischio è quello di ritrovarci a consumare frutta e verdura ormai privi di qualsiasi apporto vitaminico. Ulteriore beffa sta nel fatto che spesso questi lavaggi non risultano invece sufficienti a eliminare ogni traccia di pesticida dai vegetali in questione, anche quando si parla di prodotti biologici!
Non è un caso che i fiumi europei siano tra i più contaminati da glifosfato, pesticida usato nelle coltivazioni intensive e anche in molti prodotti detergenti di cui facciamo uso quotidianamente.
Costi nascosti e provenienza dubbia: cosa sappiamo delle insalate in busta
Un altro problema è quello connesso alla provenienza dei prodotti preconfezionati. O meglio, all’assenza di leggi che stabiliscano di esplicitare l’origine dei prodotti sulle loro confezioni. in altre parole se compriamo un piede di insalata possiamo sapere da dove proviene, ma se ne compriamo una confezione già pronta questa informazione non ci viene necessariamente fornita.
Rispetto a questo ultimo punto l’Unione Europea prevede di rendere obbligatoria l’indicazione del Paese d’origine a partire dal 1° gennaio 2025, ma nel frattempo dobbiamo tenerceli così come sono. In ultima analisi bisogna considerare i pro e i contro del consumo di questi prodotti: sono davvero così comodi e convenienti come pensiamo? O forse sarebbe meglio rivalutarli sotto tanti punti di vista?