Eni sta profondendo sempre maggiore impegno nella transizione verso l’economia circolare, in linea con la sua vocazione per lo sviluppo sostenibile. Un esempio tangibile è rappresentato dalla sua società ambientale Syndial. impegnata negli interventi di bonifica dei siti operativi e dismessi, nel trattamento delle acque e nella gestione dei rifiuti industriali, da risanamento e ora anche urbani (il cosiddetto umido) grazie all’innovativa tecnologia Waste to Fuel. Le attività di Syndial “lavorano” in parallelo a numerose altre, sempre di Eni, disseminate sul territorio nazionale: altre due best practice sono la conversione della raffineria di Venezia e l’impegno della società chimica Versalis. Scopriamo da vicino questi progetti.
Nel primo caso, con riferimento alla risorsa “suolo”, Syndial bonifica le aree industriali o dismesse che possono essere recuperate e destinate ad altri usi “antropici” (ossia per attività umane), ma anche per nuove iniziative produttive, nel pieno rispetto dell’ambiente e con benefici sull’economia locale e sulla società. Basti citare l’esempio del Progetto Italia di Eni per la realizzazione di impianti di generazione di energia da fonti rinnovabili.
L’acqua è una risorsa fondamentale per la vita e Syndial concentra le forze per la sua tutela attraverso attività di trattamento e recupero che sono al centro della sua mission circolare. Attualmente la società gestisce 25 impianti di trattamento delle acque di falda – TAF (19 di proprietà) e barriere idrauliche, trattando complessivamente circa 20 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Nel corso del 2017 Syndial ha recuperato e riutilizzato circa 4,2 Mm3 di acque, riducendo contestualmente il prelievo di “nuova” risorsa idrica in natura.
Infine, i rifiuti: per troppo tempo considerati scarti, oggi, in linea con i principi dell’economia circolare, possono tornare a trasformarsi in risorse preziose. Lo dimostra l’impianto pilota Waste to Fuel, appena avviato a Gela, in Sicilia, per il recupero e la trasformazione dei rifiuti umidi urbani in un bio olio che servirà a produrre carburanti di nuova generazione.
La materia prima necessaria al processo si chiama FORSU, acronimo che sta per Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani, ed è costituita dagli avanzi e dai residui di cibo, ma anche dagli scarti dell’industria agroalimentare: da una tonnellata di materia organica, che include il peso dell’acqua, si possono generare fino a 150 chilogrammi di bio olio. Conclusa la fase di sperimentazione a Gela, si avvieranno nuovi impianti su scala industriale, il primo dei quali è previsto nell’area Ponticelle a Ravenna.
Il biocarburante Eni Diesel +
Ma gli impegni di Eni nell’economia circolare non finiscono qui. Prendiamo l’esempio della bioraffineria di Venezia, primo caso di successo al mondo di conversione di una raffineria di petrolio in una bioraffineria per produrre Eni Diesel +, il biocarburante di alta qualità con al proprio interno il 15% di prodotto rinnovabile. Contribuirà insieme alla già citata bioraffineria di Gela alla produzione di oltre un milione di tonnellate di green diesel entro il 2021.
Come funziona questa innovazione? Tramite la tecnologia Ecofining™ sviluppata dai laboratori Eni con Honeywell-UOP, sfruttando l’idrogenazione di oli vegetali e un qualsiasi tipo di carica, di prima generazione (come oli vegetali quali l’olio di palma) o di seconda generazione (oli alimentari usati, biomasse da rifiuti urbani, sottoprodotti di lavorazioni di materie prime vegetali e animali). La raccolta degli oli esausti è resa possibile grazie agli accordi con CONOE e con diverse società municipalizzate.
Versalis, la società Eni che opera in ambito chimico
Il modello di economia circolare di Eni trova un ulteriore esempio nella società Versalis, che opera nel settore chimico. Sono tre i pilastri su cui si basano le iniziative Versalis per l’economia circolare. Il primo è l’eco-design dei prodotti, migliorando l’efficienza delle risorse lungo il loro ciclo di vita e la predisposizione alla riciclabilità dei manufatti, ad esempio per lo sviluppo di erba sintetica riciclabile.
Il secondo è la diversificazione dei feedstock per prodotti e/o imballi con le fonti rinnovabili e le materie prime seconde.
Infine, lo sviluppo di tecnologie di riciclo di gomme e plastiche, derivanti ad esempio dalla raccolta differenziata domestica, o il polistirene espanso che proviene dall’edilizia.
Questo è solo un esempio dei tanti progetti che Eni sta mettendo in pratica per valorizzare il territorio, per renderlo più salutare e per muovere l’economia dando nuova vita a materiali considerati di scarto.
Articolo in collaborazione con Eni